28 novembre 1641 – L’abiura di Pandolfo Ricasoli Baroni

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Via de Macci
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

28 novembre 1641 – L’abiura di Pandolfo Ricasoli Baroni

A Firenze, prima della chiusura dei conventi voluta da Pietro Leopoldo di Lorena, le prostitute che giungevano alla decisione di voler cambiare stile di vita chiedevano accoglienza a specifici conventi che, per la loro attività assumevano nomi esemplificativi come il convento di Santa Elisabetta o delle Convertite in via dei Serragli e il convento di Santa Maria Maddalena o delle Malmaritate, in via della Scala. Nel 1632 una certa Faustina Mainardi decise di aprire un collegio di ragazze da condursi per la via delle virtù cristiane, in via de Macci in prossimità del convento di San Francesco o delle Malmaritate.

Le ragazze di via de’ Macci
le maneggiano certi uccellacci (Riccardo Marasco)

A dirigere spiritualmente l’istituto fu chiamato Pandolfo Ricasoli Baroni un gesuita già autore di molti trattati sulla fede e considerato integerrimo. Il rapporto tra il precettore, Faustina e le altre fanciulle che avevano smarrito la retta via, aveva, però, ben poco di spirituale. Le attività, tutt’altro che pudiche, che si svolgevano all’interno del collegio erano conosciute da molti, ma tutto proseguì tranquillamente fino a che, nel 1641, la tresca fu denunciata al Sant’Uffizio. L’accusa per il precettore fu di aver sviluppato una dottrina che prevedeva l’elevazione dell’anima a Dio solo attraverso i rapporti sessuali. A nulla valse la difesa di Pandolfo che dichiarò di aver agito

con quiete di coscienza e lume d’intelletto et senza scrupolo alcuno, intendendo di far attione heroica e simile a quella che facevano i gran servi di Dio quando erano tentati

Neanche la successiva confessione gli risparmiò la pena. Il Ricasoli fu condannato alla reclusione a vita così come Faustina Mainardi e il sacerdote Jacopo Fantoni che a sua discolpa sostenne che i rapporti sessuali non erano altro che

esercizi di virtù praticati con l’animo lontano da ogni dilettazione sensuale

Alla fine i condannati furono sette e furono costretti alla cerimonia di abiura che si tenne il 28 novembre 1641 nel refettorio maggiore di Santa Croce. L’insistenza con cui l’inquisitore, Giovanni Mazzarelli si soffermò sui particolari più imbarazzanti fu giudicata morbosa e provocò la sua rimozione.

DANIELE NICCOLI

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