29 aprile 1799 – L’albero della Libertà

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Foto tratta dalla pagina Facebook Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia

Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

29 aprile 1799 – L’albero della Libertà

Gli anni a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo furono molto turbolenti per tutta la Toscana che vide alternarsi al governo i Lorena e i francesi. Quest’ultimi vi stabilirono un potere duraturo a partire dal 1801, ma già nel 1799 le truppe di Napoleone avevano occupato, seppure solo per pochi mesi, il territorio dando luogo a nuove municipalità che, nel segno del giacobinismo, fecero erigere nelle piazze principali l’albero delle libertà un simbolo della Rivoluzione francese: Non era necessario che fosse un vero albero, poteva bastare anche un palo, l’importante è che fosse ornato con bandiere tricolori e avesse un berretto frigio rosso in cima.
Con l’adunanza del consiglio della Comunità del 29 aprile 1799 anche Sesto deliberò in tal senso

“in obbedienza agli ordini del cittadino presidente del Buon Governo si debba erigere nella piazza di Sesto l’albero Rigeneratore e che in conseguenza (…) che era necessaria una qualche spesa, si per l’albero, bandiera tricolore, come pure era conveniente farsi intorno al suddetto uno steccato, perché dalle persone o barrocci non si facessero, o maliziosamente o casualmente degli insulti”

L’albero era quindi un simbolo di un’era che voleva essere nuova e innovatrice e non a caso fu definito Rigeneratore nella delibera. Il suo valore simbolico era così elevato che si pensò anche di dedicargli una canzone

Inno dell’albero

Or che innalzato è l’albero Un dolce amor di patria Giuri implacabil odio
s’abbassino i tiranni, s’accenda in questi lidi ai feudi, alle corone
dai suoi superbi scanni formiam comuni i gridi e sempre la nazione
scenda la nobiltà. Viva la libertà libera resterà

Un dolce amor di patria Già reso eguale e libero, Un dolce amor di patria
s’accenda in questi lidi, ma suddito alla legge s’accenda in questi lidi
formiam comuni i gridi è il popolo che regge formiam comuni i gridi
Viva la libertà sovrano ei sol sarà Viva la libertà

L’indegno aristocratico Un dolce amor di patria Nel torbido Danubio
non osi alzar la testa; s’accenda in questi lidi, penda l’austriaca spada
se l’alza, allor la festa formiam comuni i gridi nell’itala contrada
tragica si farà Viva la libertà mai più lampeggerà

Dopo appena tre mesi, causa le sconfitte di Napoleone in Egitto i francesi furono cacciati da una controffensiva austro-russa supportata dalle cosiddette bande Viva Maria guidate da Sandrina Mari detta anche Pulzella del Valdarno.
Il ritorno dei Lorena impose la delegittimazione delle novità e così il 26 agosto dl 1799 nella delibera (partito) del consiglio della Comunità, l’albero divenne iniquo:

“Atteso che il popolo di Sesto esclamava che voleva erigere una croce con magnificenza nel luogo ove era situato l’iniquo albero della libertà non meno che le bandiere di seta conforme erano state fatte in altri luoghi, così in questa circostanza con loro legittimo partito di voti nove favorevoli e nessuno contrario stanziarono L. 231 e soldi sei e denari otto a favore del sig. Lorenzo Giolli per le nuove bandiere di seta imperiale e granducale e come pure per l’innalzamento di una magnifica croce con i sui adornamenti ove esisteva l’albero della salvezza”

Il succedersi degli eventi, come sempre succede in questi casi, determinò anche le momentanee fortune e sfortune di chi appoggiò un regime piuttosto che l’altro. Con l’adunanza del 26 agosto 1799, per esempio, si presero drastici provvedimenti nei confronti ci coloro che avevano partecipato all’amministrazione della cosa pubblica nel primo breve periodo francese

Tutti quelli che sono stati impiegati in alcuna delle municipalità della Toscana durante la permanenza dei francesi si avranno per inutili al conferimento di qualunque pubblico impiego ancora Comunativo, non men che all’esercizio degli impieghi che occupavano innanzi e alla percezione dei rispettivi onorari finché non piaccia a S.A.R. dichiarare altrimenti

Daniele Niccoli

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