3 aprile 1202 – Maledetta Semifonte

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Firenze Cupola
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

3 aprile 1202 – Maledetta Semifonte

La famiglia Alberti è stata una delle più antiche e più ricche della Toscana. Tra l’XI e il XII secolo creò un feudo che, seppur frammentato, si espandeva dall’Appennino bolognese fino alla Maremma.

Inizialmente i suoi possedimenti erano concentrati soprattutto nella valle del Bisenzio dove, con la rocca di Cerbaia controllava la strada di Lombardia. Obiettivo della famiglia diventò ad un certo punto la creazione di una città che potesse contrastare l’espansione di Firenze.

Alberto IV degli Alberti scelse come sede di edificazione un colle in prossimità di Certaldo famoso per la presenza di una fonte sulla sua sommità. Anticamente conosciuto come Summus Fons, il colle aveva gradualmente cambiato il nome in Semifonte e con questo nome fu chiamata anche la nuova città che vide luce nel 1182.

I fiorentini, che non ammettevano ostacoli alle loro mire espansionistiche, la rasero al suolo già durante la costruzione e ripeterono l’operazione nel 1184 durante un tentativo di riedificazione.

Gli Alberti non si dettero per vinti e nel 1187 la costruirono di nuovo. Grazie alla sua strategica posizione in prossimità della via francigena, Semifonte divenne in breve tempo una spina nel fianco di Firenze. Ebbe uno rapido sviluppo economico e demografico tanto che il perimetro delle sue mura era di poco inferiore a quello del capoluogo toscano. Firenze propose a Semifonte di frenare le sue ambizioni e di sottomettersi alla autorità del Giglio. La risposta fu a dir poco piccata:

Fiorenza fatti in là
che Semifon si fa città

Ma Firenze non si fece da parte, anzi. Fallita la via diplomatica, nel 1202 le sue milizie attaccarono Semifonte che, dopo un breve assedio, capitolò definitivamente. Ogni edificio fu raso al suolo, gli abitanti uccisi o costretti a scappare.

Un editto impose il divieto assoluto e perenne di costruzione sul colle della maledetta Semifonte. Anche i laterizi furono portati via. Soltanto nel 1588 fu concessa una deroga a questo editto da parte del Granduca Ferdinando I. Si trattava, però, di costruire, nel punto esatto che una volta rappresentava il centro della città, una Cappella in onore di San Miche Arcangelo. All’architetto, Santi di Tito, responsabile della costruzione fu imposta una clausola importante: la cupola della Cappella avrebbe dovuto riprodurre perfettamente, ma in piccolo, la cupola di Santa Maria del Fiore.

Daniele Niccoli

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