3 luglio 1959 – Scoperta della Montagnola

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La Montagnola
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Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

3 luglio 1959 – Scoperta della Montagnola

Fin dall’ottocento numerosi archeologi avevano ipotizzato che il tumolo che si trova a Quinto in prossimità del torrente Zambra (che in lingua etrusca significa “fiume dei morti”) potesse essere una tomba etrusca. A favore dell’ipotesi giocava anche il rinvenimento, poco più a sud, della tomba della Mula e di quella del giardino di villa Torrigiani poi andata distrutta. All’inizio del 1959 alcuni giovani ricercatori, dopo aver constatato il carattere artificiale della collinetta, e dopo aver ottenuto l’autorizzazione delle sorelle Manfredi proprietarie del terreno, iniziarono la ricerca dell’ingresso. Il 3 luglio riuscirono a penetrare nella tomba attraverso un’apertura probabilmente praticata da antichi tombaroli. Una volta dentro procedettero a ritroso per individuare il vero ingresso. Dovettero rimuovere circa 120 cm di terra e sassi utilizzati al momento della chiusura della tomba stessa. Solo alla fine del lavoro riuscirono a stabilire che l’edificio era costituito da tre camere. Due rettangolari e una circolare (tholos) sormontata da una pseudo cupola. All’interno della tholos era presente un pilastro centrale con valore esclusivamente ornamentale visto che la tomba si reggeva grazie a un perfetto sistema di contrappesi.

L’archeologo Giacomo Caputo, responsabile degli scavi e capo della Soprintendenza Archeologica della Toscana definì la Montagnola il primo monumento dell’architettura fiorentina.

 

Daniele Niccoli

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