3 maggio 59 a.C. – I Ludi Florales

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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

 

3 maggio 59 a.C. – I Ludi Florales

Secondo la tradizione più accreditata Firenze nacque come accampamento romano nel 59 a.C. Il territorio scelto dai legionari fu giudicato particolarmente fertile e per questo si ritenne opportuno ringraziare la dea Flora, protettrice dei boccioli e garante della fioritura dei cereali. Furono così organizzati i Ludi Florales che tradizionalmente si svolgevano fra il 28 aprile e il 3 maggio. La leggenda vuole che sia stata quella l’occasione per battezzare la città con il nome di Florentia. Il suo simbolo divenne ben presto il giglio, fiore che cresceva spontaneamente nella valle dell’Arno.

Firenze romana, come qualsiasi altro castrum, era quadrata e possedeva quattro porte collegate fra loro grazie alle due strade principali: il cardo maximum che seguiva la direttrice Nord-Sud e il decumano maximum che andava da Est a Ovest. Prendendo a riferimento le attuali strade si può dire che la porta a Nord si trovava all’inizio di Borgo San Lorenzo, quella Sud in Por Santa Maria, quella Est in via del Proconsolo e quella ad ovest tra via Tornabuoni e via Strozzi.

Nel punto in cui s’incontravano le due strade principali, il cosiddetto ombelico, i romani erano soliti erigere una colonna sovrastata da una statua che simboleggiava la fortuna e la prosperità. Si trovava nell’attuale piazza della Repubblica e intorno ad essa si sviluppò il foro cittadino, cioè lo spazio aperto in cui si svolgevano le attività politiche e sociali.

Nel 1431 la Signoria decise di riprendere la tradizione romana ed eresse una nuova colonna dell’Abbondanza prorio nel punto d’incontro fra le due vecchie strade. Per l’occasione Donatello fu incaricato di realizzare la statua della Dovizia che ha sovrastato la colonna fino al 20 ottobre 1721, giorno in cui la pietra serena di cui era costituita decise di non poter più reggere agli agenti atmosferici e rovinò a terra.

Fu sostituita già l’anno successivo da una statua simile realizzata da Giovan Battista Foggini. La colonna dell’Abbondanza ebbe per secoli anche altre funzioni. Ad essa erano infatti agganciate, la campana con cui si annunciava l’apertura e la chiusura del Mercato Vecchio, e le catene a cui venivano legati i truffatori.

A dì primo di giugno si messe e s’impiombò quello anello e collare di ferro, che è nella colonna del Mercato Vecchio, che si mette al collo di quelli che stanno lì in gogna: che non era mai stato. A questa si può conoscere che la tristezza e cattività degli uomini va crescendo   (Agostino Lapini)

Durante il Regno dei Savoia la colonna dell’Abbondanza dovette far posto al monumento equestre di Vittorio Emanuele II. E’ ritornata a far bella mostra di sé in piazza della Repubblica nel 1956. Come punto centrale della città segna il confine tra i quartieri di San Giovanni, di Santa Maria Novella e di Santa Croce mentre l’ultimo quartiere, Santo Spirito, è separato dagli altri dall’Arno.

Daniele Niccoli

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