30 ottobre 1965 – L’udienza contro Don Milani

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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

30 ottobre 1965 – L’udienza contro Don Milani

Fino agli anni settanta del secolo scorso l’obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio era considerata un reato da punire con il carcere. Nel decennio precedente aveva destato scalpore il caso di Giuseppe Gozzini, il primo obiettore cattolico che, per le sue idee, fu rinchiuso nel carcere militare della Fortezza da Basso. Il suo caso inaugurò un’eccezionale stagione di scontro tra cattolici. Per aver difeso le sue posizioni, padre Ernesto Balducci fu condannato per apologia di reato. Dopo di lui fu Don Lorenzo Milani a prendere posizione scrivendo una lettera aperta ai cappellani militari in congedo che avevano insultato gli obiettori di coscienza.

Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri (don Lorenzo Milani)

Per quella lettera il priore di Barbiana fu sottoposto a processo. La prima udienza si tenne il 30 ottobre 1965. Non potendosi recare in tribunale perché gravemente malato, don Milani inviò una lettera ai giudici che poi è stata pubblicata nel libro L’obbedienza non è più una virtù. Don Milani assolto in primo grado, fu condannato in appello, ma ormai la malattia se lo era portato via. Sua principale avversaria fu, anche in quell’occasione, la Curia fiorentina rappresentata da Ermenegildo Florit, arcivescovo di Firenze che già dieci anni prima, non condividendo ciò che aveva scritto in Esprienze pastorali, aveva trasferito il parroco da Calenzano a Barbiana, un piccolo villaggio del Mugello all’epoca sprovvisto di acqua e di luce.

Bisogna dare la terra a chi ha il coraggio di lavorarla, bisogna dare la case coloniche a chi ha il coraggio di abitarle, bisogna dare le bestiame a chi ha il coraggio di ripulirgli la stalla ogni giorno. I boschi appartengono a chi ha il coraggio di vivere in montagna. Bisogna recuperare tutte le ricchezze che per secoli sono partite dalla terra verso i salotti cittadini, bisogna buttarle ai piedi dei contadini e supplicarli di perdonarci. (don Lorenzo Milani)

Per don Milani quel trasferimento rappresentò una vera umiliazione, ma l’accettò come si trattasse di una promozione e creò dal nulla quel grande esempio di esperienza pedagogica che fu la scuola di Barbiana.

Con la scuola non gli potrò far cristiani,
ma potrò farli diventare uomini (don Lorenzo Milani)

Daniele Niccoli

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