9 maggio 1938 – Hitler a Firenze

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Firenze 365

Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

9 maggio 1938 – Hitler a Firenze

Nella primavera del 1938 a sancire il rafforzamento dell’intesa italo-tedesca, Adolf Hitler scese in Italia per un rapida visita a Napoli, Roma e Firenze. Il regime fascista ricambiò la cortesia qualche mese dopo con la promulgazione delle leggi razziali e, più tardi, con la discesa in guerra al fianco dei nazisti.

Il comune di Firenze s’indebitò spendendo ben 19 milioni di lire per il rifacimento delle facciate dei palazzi, la sistemazione dei marciapiedi, l’adeguamento dell’illuminazione e la preparazione delle scenografie di cartapesta. La visita ebbe luogo il 9 maggio 1938.

Secondo la propaganda fascista furono circa trecentocinquanta mila le persone che salutarono Il Fuhrer e Mussolini che attraversarono le vie di Firenze in piedi sull’auto di rappresentanza. Il numero potrebbe essere un po’ gonfiato, ma i filmati dell’epoca, in effetti, confermano, tristemente, l’apoteosi. Dolorose sono anche le immagini di repertorio che testimoniano il passaggio del corteo prima sul Ponte Santa Trinita e poi sul Ponte alle Grazie. Appena sei anni dopo fu proprio quell’omino coi baffi a decidere di farli saltare in aria.

Uno dei momenti culminanti della visita del Fuhrer fu la celebrazione dei martiri fascisti in Santa Croce. Fu l’unico luogo sacro in cui i due dittatori riuscirono ad entrare perché, sull’esempio di Pio XI, che a Roma aveva chiuso i Musei Vaticani e si era ritirato a Castel Gandolfo, il cardinale Elia Dalla Costa chiuse i luoghi di culto e non partecipò alle celebrazioni ufficiali rifiutandosi di venerare croci diverse da quella di Cristo.

Il futuro premio Nobel, Eugenio Montale, testimone dell’evento, vide in questa rappresentazione il presagio della catastrofe globale di cui tutti ormai erano complici. Nessuno più si poteva dichiarare incolpevole.

Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l’ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch’esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali schiantate,
di larve sulle golene, e l’acqua seguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole   (Eugenio Montale)

Daniele Niccoli
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