Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia
Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)
Sesto giorno per giorno
29 aprile 1364 – Pisani all’uscio
Intorno alla metà del Trecento i rapporti tra Firenze e Pisa, da sempre conflittuali, divennero ancor più critici. Secondo Filippo Villani, autore delle Croniche storiche, la rinnovata ostilità fra le due città avrebbe avuto radici economiche. I fiorentini, infatti, avevano da qualche tempo smesso di utilizzare il porto di Pisa per i loro traffici e così facendo avevano recato un danno economico considerevole alle casse della città marinara. I pisani, per risolvere la situazione, pensarono che la cosa migliore fosse sconfiggere i fiorentini in un campo di battaglia per poi costringerli, con le trattative di pace, a rivedere le loro politiche commerciali. A tale scopo assoldarono John Hawkwood, un soldato di ventura inglese reduce dalla guerra dei cent’anni. Giovanni Acuto, come venne in seguito rinominato italianizzando il cognome, fu un protagonista della storia politica e militare italiana della seconda metà del XIV secolo. Fu un autentico criminale di guerra, capace di passare con disinvoltura da uno schieramento all’altro pur di arricchirsi sfruttando i conflitti fra gli stati italiani. Nel 1363, per conto dei pisani, riconquistò il castello di Pietrabuona in Valdinievole impedendo ai superstiti di raggiungere Pescia. Nella primavera del 1364 imperversò prima in Mugello e poi nel contado più vicino a Firenze. A fine aprile pose il suo campo a Sesto devastando il territorio circostante e comportandosi, come suo costume, in maniera crudele nei confronti della popolazione. I cittadini sestesi più fortunati riuscirono a rifugiarsi nel castello di Calenzano che fu risparmiato. Così narra quelle vicende Filippo Villani:
Gli inglesi usciti dal Mugello a salvamento co’ tedeschi guastatori s’accamparono a Sesto e Colonnata e per le coste di Monte Morello, sicché i guastatori pisani ebbero destro a far male, e arsero palagi ricchi e abituri e altri casamenti per lo piano per lo spazio di tre miglia intorno al campo
Il primo di maggio 1364 Giovanni Acuto mosse verso Firenze, incendiò il castello di Vincigliata, devastò Legnaia e Arcetri, ma non riuscì a entrare in città. Nel luglio successivo cercò di prendere di sorpresa l’esercito fiorentino a Cascina ma fu respinto e sconfitto. Per salvare il grosso delle sue truppe non esitò a lasciare in balìa delle truppe fiorentine i fanti pisani. Molti di essi furono uccisi altri furono condotti a Firenze, dove furono costretti a baciare il culo del Marzocco e a costruire la Tettoia dei Pisani che per molti anni ha fatto sfoggio di sé in piazza della Signoria. La battaglia di Cascina rimase per lungo tempo nell’immaginario dei fiorentini. Ne è prova l’incarico che all’inizio del Cinquecento, il gonfaloniere a vita Pier Soderini, affidò a Michelangelo Buonarroti: un affresco che avrebbe dovuto occupare tutta una parete del Salone dei Cinquecento nel Palazzo della Signoria. Nel frattempo Giovanni Acuto che aveva combattuto contro la città del fiore anche nella guerra dei Sette Santi, aveva trovato il modo di servire anche la Repubblica fiorentina che non mancò di riempirlo di soldi e di onori. Addirittura nel 1436 la Signoria affidò a Paolo Uccello l’incarico per la realizzazione di un Monumento equestre a Giovanni Acuto: un affresco conservato nel duomo dove poco più di quarant’anni prima, con buona pace del contado, che tanto aveva sofferto, erano state deposte le spoglie del condottiero.
Quella di Giovanni Acuto non fu l’unica scorreria che il contado sestese ha dovuto subire nel corso degli anni. Già nel 1328 ci aveva pensato il condottiero lucchese Castrucccio Castracani a portare scompiglio nelle nostre campagne. Secondo le cronache del tempo diciassette sestesi, tra cui un certo Lapo Corsi, furono fatti prigionieri in quelle disgraziate circostanze. Di altre devastazioni si rese protagonista, nel 1501 il Valentino ovvero il terribile Cesare Borgia.
Daniele Niccoli