Cammina, cammina
Quante scarpe consumate
Quante strade colorate
Cammina, cammina
Vanno verso nord, disegnano confini
Scendono poi a sud, segnando destini
Rimangono nel cuore quelle strade sotto il sole
Bello è ritornare, ma andare forse è meglio
(I Nomadi)
Itinerario
- Via Renato Bruschi
- Via Mario Lazzerini
- Via del Guado
- Via delle idee
- Via dei Giunchi
- Via dei Giunchi (ritorno)
- Via delle Idee
- Via Edoardo Detti
- via Luigi Guerri
- via Ugo Schiff
- Via Mario Lazzerini
- Via Renato Bruschi
Anche l’itinerario di oggi si dipana completamente sotto i’ treno.
La partenza è in via Giulio Bruschi in prossimità di un portale della villa Guiccirdini-Corsi Salviati a sud della stessa.
Il portale, probabilmente del XVIII secolo, rimase tagliato fuori dal resto della villa nel 1848 con la realizzazione della linea ferroviaria Firenze-Prato.
Come dimostra la foto, il suo stato di salute non è dei migliori e forse non è così prezioso da progettarne un restauro. Peraltro probabilmente sorge su un terreno privato.
Il viaggio prosegue su via Mario Lazzerini che oggi percorrerò per intero. La via dal 1947 è intitolata al partigiano che perse la vita durante l’attacco alla stazione di Montorsoli.
La via inizia dal sottopasso della ferrovia dove fino a qualche decennio fa c’era un passaggio a livello con tanto di casellante. Prosegue in direzione Nord-Sud fino a incrociare viale Ariosto (di più recente costruzione) e immettersi nell’abitato del Balestri, toponimo che fino al 1947 ha assegnato anche il nome alla via e che è presente anche nella carte del Popolo di San Martino della seconda metà del XVI secolo.
Si tratta di un piccolo borgo separato, una volta dai campi e ora dai giardini “2 Agosto 1980”, da un vecchio muro che rende caratteristica la strada. Il muro una volta terminava in corrispondenza di un lavatoio scomparso ormai da tanto tempo. Al suo posto da qualche mese si trova un fontanello.
Il viaggio prosegue verso sud e ci impone di attraversare via Pasolini, via della Pace e il canale di cinta orientale prima di giungere al borgo di Val di Rose ormai inglobato nel Campus Universitario.
Un’occhiata ai porri e ai fagiolini piantati di recente nel mio orto e il pensiero va alla comunità che abitava queste case negli anni’60 e e’70, e a quella dei sapienti che hanno costruito la casa dello studente e a chi la abita. E’ vero che da quelle parti una volta si usava stare “a veglia” seduti sulle seggiole di paglia sull’uscio di casa, ma la situazione era un po’ diversa da quella descritta dalla foto.
Mi lascio dietro le spalle la piscina e la vecchia colonica dei Balli e proseguo per via del Guado e per via delle Idee fino ad incrociare via dei Giunchi.
La percorro per circa mezzo chilometro prima di incrociare il ponte Lupaio. Impossibile per me chiarire i motivi del nome. Si tratta comunque di un piccolo manufatto che permette di attraversare quello che i vecchi del luogo una volta chiamavano fosso traverso. Si tratta di un canale che una volta irreggimentava le acque dello Zambra impedendo loro di allagare la Piana creando ‘il mare di Pinocchio’.
Dopo la creazione del canale di cinta, più a nord, il fosso traverso ha perso molta della sua importanza. Sulle sue sponde si notano ancora numerosi e rigogliosi gelsi (o mori a seconda delle preferenze).
Subito a valle del ponte le fondamenta di una casa bombardata durante l’ultima guerra e quello che una volta si chiamava campo d’aviazione ma che per i ragazzi degli anni ’60 e ’70 era un vero e proprio campo da calcio. Per chi come me lo ha utilizzato a quello scopo, vederlo oggi inaccessibile e delimitato da reti con il filo spinato è un vero colpo al cuore.
Non mi rimane che procedere ma il panorama, anche se già non era così bucolico come cinquant’anni fa, si fa decisamente più triste: da una parte l’aeroporto della città di Firenze, davanti l’autostrada A11.
Il primo fu spostato in questa zona, che allora si chiamava Cipresso del Nistro nel 1928. La vecchia ubicazione, al Campo di Marte, non era più idonea. La città si era allargata e il decollo e l’atterraggio degli aerei avrebbe potuto creare problemi.
L’aeroporto a Peretola i problemi invece li avrebbe creati qualche anno dopo.
La seconda, nota anche come autostrada Firenze-Mare, fu costruita durante il ventennio. Esattamente tra il 1928 e il 1932.
Le due opere hanno cambiato in maniera radicale l’aspetto della Piana di Sesto.
Il ponte sull’autostrada rappresenta il punto più lontano del mio cammino odierno. Non mi rimane che tornare sui miei passi con una piccola deviazione che mi permette di fotografare alcuni elementi della Piana che sarebbero messi a forte rischio di sopravvivenza dalla costruzione del nuovo aeroporto: il maneggio dei cavalli, l’area del WWF, l’ex podere Ruscello e il Fosso Reale che, eventualmente, sarà ‘solo’ deviato.
Oggi me la sono cavata con poco più di 6 km. Per voi 5 link e un po’ di foto.
Alla prossima.
DANIELE NICCOLI