Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)
Sesto giorno per giorno
28 agosto 1883 – Inaugurazione di Piazza Ginori
Durante il Medioevo, in occasione della festa di San Giovanni a Firenze si disputava la corsa dei berberi, cavalli di origine nordafricana, che correvano senza l’ausilio del fantino. La gara prendeva il via dal ponte sul Mugnone prima che il fiume stesso subisse la sua seconda deviazione. Non a caso si chiamava Ponte alle Mosse. La corsa poi proseguiva per Porta al Prato, via Palazzolo, via del Corso (altro nome non casuale), l’arco di San Pierino per concludersi a Porta alla Croce.
Li antichi miei e io nacqui nel loco
dove si truova pria l’ultimo sesto
da quel che corre il nostro annual gioco (Dante Alighieri)
Nell’Ottocento, a Sesto, sull’esempio di quell’antica tradizione si facevano correre cavalli sciolti sulla ‘Strada’ nel tratto compreso tra via de’ Cancelli e Panicaglia. In occasione di una di queste manifestazioni si verificò un grave incidente. Al Quadrivio (l’incrocio fra via delle Fornaci, via di Colonnata e via Vittorio Emanuele II) un cavallo non riuscì a compiere correttamente la curva e piombò sulla folla causando la morte di un ragazzo di 19 anni e il ferimento di molte altre persone. In seguito a questo episodio il muro di villa Giorgi De Pons che sporgeva sulla strada fu abbattuto e la strozzatura del quadrivio fu allargata a otto metri. La zona rappresentava un punto nevralgico del paese e già da qualche tempo si era pensato di sottoporla a delle migliorie. Nel 1863, per ovviare ai problemi d’illuminazione, proprio al Quadrivio era stato posto il primo lampione a petrolio che
per la sua chiarezza di luce serve al bisogno e al desiderio
Nel 1867 fu rinnovato il lastricato e nel 1869 fu realizzato il marciapiede sul lato sinistro, ma la Strada versava comunque in cattive condizioni tanto che don Lino Chini così la descriveva nelle sue sestine:
Né tacerà del doppio marciapiede
fatto al corso Vittorio Emanuelle
sien grazie al Municipio che provvede
alle patate nostre! Infatti in quelle
dianzi buche, ora lastre, non c’è il caso
che più sdruccioli alcuno e batta il naso (don Lino Chini)
Erano però tempi di grande rinnovamento e, tra le altre cose, si doveva far fronte anche alle esigenze legate all’arrivo delle rotaie del tram fino a Sesto. Il primo capolinea di via de’ Cancelli era inadeguato e la società dei Tramways aveva già evidenziato l’esigenza dell’allargamento del Quadrivio e la creazione di una piazza. Il progetto fu realizzato dall’assessore Luigi Paoletti e deliberato il 23 luglio 1881. Fra i consiglieri comunali che votarono il provvedimento figurava anche Paolo Lorenzini il direttore della Manifattura che, dopo la morte del marchese Lorenzo, curava la gestione degli affari della famiglia Ginori a Sesto. La sua opinione era fondamentale e non scontata perché se da una parte la realizzazione di una piazza favoriva il traffico dei carri diretti alla Manifattura, dall’altra il compimento della stessa richiedeva lo smussamento di alcuni palazzi di proprietà Del Panta e Pozzi-Pacciani e l’abbattimento di un edificio di proprietà Ginori. A opera terminata apparve inevitabile, l’intitolazione della piazza agli stessi marchesi fiorentini che fornirono le targhe di terracotta che denominavano la piazza e le strade adiacenti
Altra piazza hanno aperto in vetta a Sesto
detta Piazza Ginori, ove il Tramway,
a suon di corno, arriva e parte lesto:
piazza famosa pe’ Diligenzai
che ivi sempre con zelo straordinario
di mane a sera cantano il Rosario (Don Lino Chini)
Secondo i lunari di Enrico Giusti l’inaugurazione avvenne il 28 agosto 1883:
Fiera a Sesto e inaugurazione della piazza Ginori con una tombola pubblica
Nel 1930 sulla piazza fu installato il monumento a Carlo Ginori realizzato da Oddo Franceschi. Il Marchese era raffigurato con la parrucca tipica del Settecento e i sestesi, con lo spirito che anche allora li contraddistingueva, presero a chiamarlo ‘Ricciolone’. L’inaugurazione fu raccontata con una certa enfasi dai giornali dell’epoca ma non si può certo rimproverare al giornalista l’avere definito Carlo Ginori
Una luminosa figura di mecenate
Daniele Niccoli