La sala 1 del cinema Grotta contiene cinquecento posti a sedere. Non bastano perché i ragazzi sono almeno duecento in più. Gli studenti del Calamandrei e del Tifariti si sono svegliati presto per partecipare all’assemblea organizzata – si legge nella locandina – “per rivendicare il diritto allo studio senza dover respirare l’amianto“. La notizia è di pochi giorni fa: le analisi condotte dalla Asl nella succursale geometri hanno evidenziato la presenza di amianto nella pavimentazione. Oltre al danno, la beffa: l’Università di Firenze, infatti, non può mettere a disposizione degli studenti le cinque aule dell’ex Museo del Design in via Vittorio Emanuele a Calenzano. I ragazzi devono frequentare le lezioni nel pomeriggio nella sede principale in via Milazzo, ma non hanno intenzione di continuare. La pazienza è finita, la misura è colma.
Ad arringare la folla al Grotta è Lorenzo Colzi. Il rappresentante d’istituto ci va giù duro. Gli studenti lo ascoltano in religioso silenzio.
“Era da tanto che non si vedeva un’assemblea così partecipata. Dobbiamo riuscire a ottenere qualcosa in più. Ci abbiamo messo la faccia per un motivo valido. Manifesteremo in centro a Firenze, termineremo a Palazzo Vecchio dove si trova Dario Nardella, sindaco della Città Metropolitana, in parte responsabile di ciò che sta succedendo. Vogliamo far sentire la voce di tutte le persone, oggi siamo in circa 700. Nessuna scuola è mai riuscita a portare 700 studenti in piazza. Per una volta siamo tutti sulla stessa barca. Il Calamandrei chiede sicurezza. Sono passati 25 anni da quando è stato bandito l’amianto, riscoperto quasi per caso alla succursale Tifariti dopo che l’anno scorso gli esami aveva dato esito negativo. Non siamo nemmeno sicuri che non ci sia nella sede principale, per questo motivo chiederemo che venga fatto un nuovo controllo, ovviamente a spese delle istituzioni. Dobbiamo pretendere ciò che ci spetta di diritto, cioè studiare in un ambiente sano. Abbiamo richiesto un incontro con Nardella e con l’assessore all’edilizia scolastica. Siamo incazzati, alcune aule dello stabile di Calenzano sono indisponibili, ci hanno preso per il culo. In ognuno di noi ci deve essere un fuoco di rivolta perché è colpa loro se ci troviamo in queste condizioni. Vogliamo che sia trovato al più presto uno stabile, i ragazzi sono stanchi di andare a scuola nel pomeriggio“.
STEFANO NICCOLI