Banchelli: “Barbiana e una scuola che non finirà mai”

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Marco Banchelli

C’è sempre qualcosa di “oltre” che accade in me ogni volta che arrivo a Barbiana. Sarà che proprio da quella zona sembrano affiorare alcune delle mie memorie più lontane e profonde: intensi profumi, infiniti toni di verde della natura, sensazioni. Di sicuro sconvolgente è stato scoprire che a Cistio, proprio negli anni in cui Don Lorenzo iniziò la sua scuola, viveva un parente di mia nonna mugellana dove i miei mi portavano d’estate per soffrire un po’meno della canicola della nostra Piana.  Così, man mano che ho cominciato ad entrare nel mondo di Barbiana, mi sono fatto la straordinaria idea che la Fede, gli insegnamenti e i grandi valori che si sviluppavano appena oltre quella ultima valle che ci separava, siano comunque arrivati anche un po’ a me. E che mi abbiano in qualche modo accompagnato in tutta la mia vita.

E adesso, che sono arrivato e che comunque il “virtuale” di questo mio viaggio pare come non mai concreto e vero, come proseguo? La mia breve storia con questo sperduto gruppo di case intorno alla piccola Chiesa dedicata a Sant’Andrea è già ricchissima di incontri ed esperienze. Di racconti di storie e di storie che continuano. Nascono. Esattamente come nelle intenzioni di Michele, a Barbiana tutto sembra rimasto uguale ad allora: vivo. Più volte, dalla chiesa come dalla cucina o sotto il pergolato, magari avvertendo le voci di qualche gruppo in arrivo,  ho la sensazione che potrebbe benissimo di nuovo apparire anche lui, Don Lorenzo. Con i ragazzi. Ed è lì che austerità, asprezza e obbedienza diventano la più bella e leggera lezione per tutti noi.

A Barbiana  ogni volta mi sembra di scorgere perfino Papa Francesco, a rendere omaggio al prete maestro e al suo e nostro amato Santo Scolaro… Spesso in laboratorio mi sembra che le splendide foto in bianco e nero, si animino e piene di colori continuino a mostrare la grande partecipazione di quei ragazzi.  Un coinvolgimento che al di là di come siano poi andate le loro vite, li ha sicuramente resi “liberi e sovrani” di se stessi. Come Lorenzo sognava fin da bambino…

Di Don Milani e Barbiana tanto è stato scritto e tanto lo sarà ancora. Vorrei ricordare il libro di Adele Corradi, l’insegnante arrivata a Barbiana (quasi) con l’identità della famosa “professoressa della lettera” e diventata la più preziosa collaboratrice degli ultimi anni. Credo che il titolo “Non so se Don Lorenzo”,possa già di per sé svelare un qualcosa dei loro caratteri e del clima della scuola. Lo ricordo volentieri anche perché regalatomi dalla cara Enrichetta, nipote di Don Cesare Mazzoni, grande amico di Don Lorenzo e testimone del suo “passaggio dalla cruna”…

Ad uno strappo ed una curva di distanza dalla Chiesa, c’è il piccolo cimitero dove Don Lorenzo Milani decise che avrebbe voluto essere sepolto già fin dal suo arrivo a Barbiana, in quel gelido giorno del dicembre 1954. Accanto a lui, oltre alle “perpetue” Giulia e Eda, c’è pure Michele e, dalla Pasqua di quest’anno, anche il dolce Giancarlo. Ma a Barbiana anche il cimitero sembra “vivo”. Un giorno lì ho incontrato per la prima volta un altro allievo del Priore: Edoardo Martinelli. Fratello di Pierluigi, indispensabile presenza nelle mie missioni verso il Popolo Saharawi. Edoardo l’ho rivisto (per “Caso”…?!?) giusto pochi mesi fa, in Nepal. E così, mentre già scorgo nuove storie e “missioni” nel profilo dell’Appennino di fronte, ecco Barbiana diventare per me “capitale” di tutte le Barbiane del nostro pianeta. Per una Scuola che non finirà mai.

MARCO BANCHELLI

 

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