CORPO DI STATO
di e con Marco Baliani
drammaturgia e regia Maria Maglietta
collaborazione drammaturgica Alessandra Rossi Ghiglione
montaggio video Michele Buri
ricerca iconografica Eugenio Barbera
produttore esecutivo Maurizio Agostinetto
direzione tecnica Massimo Colaianni
Produzione Casa degli Alfieri
9 maggio 1978, via Caetani, Roma: viene ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro. Terminano così i cinquantacinque giorni più misteriosi dell’intera storia repubblicana. Marco Baliani, autentico maestro del teatro d’impegno civile, si addentra in quel tunnel di domande senza risposta, di segreti e interrogativi che è stato il sequestro Moro: ripercorre le emozioni di quegli anni trascorsi a Roma – usando quell’episodio come mappa di un suo personalissimo viaggio nella memoria civile – e ridisegna il percorso storico delle manifestazioni di una gioventù militante, idealista che credeva nella rivoluzione e nelle rivendicazioni politiche. Corpo di stato è uno spettacolo entrato nella storia del teatro di narrazione: fu trasmesso per la prima volta in diretta su Rai 2 il 9 maggio 1998 dai Fori Imperiali di Roma, in occasione del ventennale dalla morte dello statista democristiano. Dopo oltre vent’anni il suo autore decide di rimetterlo in scena, e sarà al Teatro Manzoni di Calenzano sabato 24 febbraio alle ore 21,15.
“In una recente intervista il figlio di Aldo Moro, Giovanni, insisteva a parlare del padre come di un fantasma senza requie e riposo, a cui è stata negata la verità della sua morte.
Sono trascorsi più di quaranta anni da quella morte.
Oltre venti anni fa avevo cercato di parlarne attraverso uno spettacolo unico nel suo genere, Corpo di stato, in cui ero in scena in prima persona, raccontando con la massima sincerità possibile, cosa erano stati per me e per quelli intorno a me i cinquantacinque giorni di prigionia di Moro, a Roma.
Ho deciso di riproporre lo spettacolo in questi ultimi anni, anche se mi costa molto rinnovare la memoria di quei giorni, degli amici e compagni che non ci sono più, di quello che non capimmo allora, di quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto.
È uno spettacolo necessario credo per chi lo ascolta, ma doloroso per me che rivivo quegli anni, con la spietata forza che ha il teatro di costringere il passato a rinnovarsi.
Riporto in scena Corpo di stato perché i fantasmi devono poter avere pace. Non possono essere semplicemente dimenticati. Finché non si scoprirà chi ha ucciso il re Laio, la città di Tebe resterà appestata. Una peste morale, più terribile di quella fisica. Insieme ad Aldo Moro molti sono i fantasmi a cui questo paese non è riuscito a dare vera sepoltura, dai morti della banca dell’Agricoltura, a quelli della stazione di Bologna, a quelli di Ustica e molti altri ancora.
Per questo siamo ancora un paese appestato. E per questo occorre continuare a dare voce e respiro al nostro passato prossimo. Con sofferenza, ma non posso che tornare a parlarne.”
(Marco Baliani)