E’ morto Dani Karavan, autore della “Ruota” di Calenzano

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L’artista israeliano Dani Karavan, considerato uno dei più grandi ed innovativi scultori del secondo Novecento, autore di ‘opere ambientali’ di grande impatto in giro per il mondo, è morto sabato 29 maggio a Tel Aviv all’età di 90 anni.

E’ celebre per la creazione di ‘environments’, integrazioni di spazi costruiti e naturali, capaci di “coinvolgere la mente e i sensi di chi li percorre”, a partire dal Monumento del Negev. Sue opere sono presenti al Wolfsohn Park di Tel Aviv, al Museo Ludwig di Colonia, al Parco olimpionico di scultura di Seul, nella sede Unesco di Parigi, nella Città della Scienza di Napoli, nel Padiglione emodialisi di Pistoia, al Parco della Padula di Carrara.

E’ autore del monumento in memoria dell’Olocausto al Weizmann Institute of Science di Rehovot (1971) e di varie installazioni temporanee per la pace, tra cui quella per la Biennale di Venezia del 1976. Nato a Tel Aviv il 7 dicembre 1930, dopo aver studiato a Tel Aviv e alla Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, Karavan ha completato la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze (1956-57), studiando la tecnica dell’affresco, e all’Académie de la Grande Chaumière a Parigi. Tornato a Tel Aviv nel 1957, ha continuato a svolgere la sua attività anche a Parigi e a Firenze, realizzando ‘environments’ e installazioni permanenti per spazi pubblici e privati, per importanti mostre personali (significativa in particolare quella organizzata al Forte Belvedere di Firenze e al Castello dell’Imperatore di Prato nel 1978) e per rassegne come la Biennale di Venezia (1976, 1991) e Documenta di Kassel (1977, 1987).

Nel 1998 ha ottenuto l’Imperial Praemium di Tokyo per la scultura. Dedicatosi inizialmente alla realizzazione di rilievi murali integrati con l’architettura (aula della Knesset di Gerusalemme, 1965-66) e di scenografie teatrali, Karavan ha avviato poi la ricerca espressiva a lui più congeniale, la creazione di ‘environments’. Il Monumento del Negev (1963-68), sul confine del deserto israeliano, è attraversato da un filo d’acqua (il ‘filo della vita’) e da raggi di sole che segnano il passare del tempo; dalla torre, concepita come un gigantesco flauto ‘suonato’ dai venti, il visitatore può contemplare il monumento e il paesaggio del quale fa parte integrante.

I successivi ‘environments’ realizzati in spazi pubblici, urbani o paesistici confermano i suoi intenti socio-psicologici ed estetici: oltre alle piazze di Gerusalemme e di Tel Aviv, si ricordano: Ma’alot (la Museum Platz dei musei Wallraf-Richartz e Ludwig, 1981-86) a Colonia; Axe majeur (1986) a Cergy-Pontoise, vicino a Parigi; il monumento commemorativo per il filosofo Walter Benjamin a Port Bou, in Spagna (1990-94); Strasse der Menschenrechte presso il Germanisches Nationalmuseum di Norimberga (1993); installazione per la sede dell’Unesco a Parigi (1993-95). (1993); installazione per la sede dell’Unesco a Parigi (1993-95).

Ha poi realizzato, tra l’altro, il Garden of memories (1996-99) a Duisburg, in Germania, e il Way of Peace (1996-2000), che si estende per tre chilometri dalla vecchia città di Nitzana lungo il confine tra Israele ed Egitto. Del 2005 è invece il Regensburg Synagogue memorial, che commemora la distruzione (1938) della vecchia sinagoga. Una grande retrospettiva dell’opera di Karavan è stata presentata nella mostra tenutasi nel 2008 presso il Museo d’Arte di Tel Aviv e successivamente ospitata nel Martin-Gropius-Bau di Berlino, prima di approdare in Giappone al Setagaya Museum of Art di Tokio e al Museo civico di Nagasaki.

Nel 2009 ha inaugurato “Tempo”, un’opera ambientale situata all’uscita “Calenzano” dell’autostrada italiana A1, vicino a Firenze. Lo scultore è presente nella Collezione Gori della Fattoria di Celle a Santomato (Pistoia).

(Xio/Adnkronos)

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