Inchiesta su Monte Morello: intervista a Marinari e Panunzi de La Racchetta

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BASE MORELLO 3 La racchetta
Foto di Pero Marinari

Un ambiente prezioso ma delicato come quello di Monte Morello necessita di una continua cura e di un’essenziale opera di prevenzione degli incendi che potenzialmente rappresentano un rischio devastante per tutto l’ecsistema.

Ne abbiamo parlato con Piero Marinari, responsabile dell’antincendio boschivo della sezione di Sesto dell’associazione La Racchetta ODV, e Gianni Panunzi, responsabile della sezione stessa:

“La Racchetta è nata nel 1972 a Scandicci a seguito di una serie di grossi incendi che si svilupparono sulle colline di Scandicci in quegli anni. Il nome, singolare, è dovuto al fatto che i soci fondatori facevano parte di un circolo tennis.

La sezione di Sesto è nata nel 1976 da una mia iniziativa (Piero Marinari) sostenuta da altri ragazzi motivati a eseguire servizi di pubblica utilità. Conoscemmo La Racchetta in occasione di un incendio a Monte Morello intorno alla metà degli anni ’70 e fummo colpiti dalla loro organizzazione.
Il nostro primo mezzo fu una 1100 comprata con un autofinanziamento. Togliemmo il divano posteriore per inserire un bidone da 200 litri per l’acqua, una motopompa ricavata chissà dove e un tubo da giardino. Con l’auto si arrivava dove si poteva poi la maggior parte del lavoro veniva fatto a mano con pennato e frasche. In quel periodo siamo intervenuti anche su più di ottanta incendi l’anno anche perché non esistevano limiti territoriali.

La Racchetta 1110
Foto di Piero Marinari

Oggi la situazione è regolamentata. L’incendio boschivo è competenza della Regione che, almeno nel caso della Toscana, gestisce la Sale operative: quella regionale, la Soup (Sala operativa unificata permanente) è aperta 24 ore su 24. Si trova a Novoli e gestisce sia gli incendi che la Protezione Civile. D’estate poi sono aperte anche la sale provinciali che gestiscono gli incendi all’interno delle singole province.
Competenza della Regione è anche il Piano operativo AIB che si occupa sia della prevenzione che dello spegnimento.
Per quest’ultimo la Regione si appoggia a Enti come Comuni e Provincia e in più ha alle proprie dipendenze un certo numero di operai forestali. In più la Regione ha una convenzione con i Vigili del Fuoco e con un’associazione di volontariato, CVT, che raggruppa 13 sotto associazioni tra cui la nostra.
Come da Piano Operativo regionale anche i Comuni devono dotarsi di squadre antincendio. Molti Comuni per ottemperare a questa disposizione stipulano convenzioni con associazioni del volontariato, come Sesto con la Raccehtta.
Con l’avvento di questo tipo di organizzazione ogni sezione locale interviene sul territorio del Comune, ma la Regione può chiedere, in caso di necessità, di intervenire anche al di fuori dell’ambito comunale a livello provinciale e regionale.

La Racchetta
Foto de La Racchetta

Parliamo della prevenzione. Che ruolo hanno gli alberi caduti che rimangono sul terreno?
“Prevenzione vuol dire innanzi tutto manutenzione del bosco. Un’operazione che spesso si scontra con il senso comune delle persone. La difficoltà è mantenere un giusto equilibrio fra la bellezza, la sicurezza e la fruibilità.

La pianta a terra, da un punto di vista naturalistico, è un bene perché aumenta la materia organica ma, in caso di incendio, rappresenta un problema. Purtroppo, un po’ per il cambiamento climatico un po’ per raggiunti limiti di età, il pino nero di Morello sta morendo e cade.

L’abbandono del territorio e il minor uso di legna registrato negli ultimi anni ha ingigantito il problema. Se si aggiunge poi che il bosco, salvo qualche eccezione, non è stato gestito in maniera corretta si capisce quanto il problema della prevenzione sia grave.

Un incendio su Morello potrebbe determinare danni incalcolabili. Basta vedere quello che ha prodotto l’incendio del 1978 nella zona della fonte del Ciliegio. A distanza di 45 anni la zona è tutt’ora molto più scoperta di quelle limitrofe perché l’incendio ha bruciato anche quella poca materia organica preesistente e le piante non sono riuscite a ricrescere in maniera adeguata.

In alcune zone di Morello (Scollini, Piazzale) sono state effettuate operazioni di diradamento del pino nero. In alcuni casi ci sono state anche nuove piantumazioni, ma non sempre hanno avuto successo. In questo caso, infatti, ci scontriamo con un altro problema: quello degli ungulati.

Caprioli, daini e cervi mangiano tutti i piccoli ributti impedendo o rallentando il rinnovamento del bosco. Il sovrannumero di questi animali ha creato un problema che ora con la riapertura della caccia di selezione (soggetta a regole ben precise) e la presenza dei lupi si sta ridimensionando. Quest’ultima realtà non fa altro che spostare il problema perché ora sono i lupi ad avere una importante crescita demografica legata anche alla mancanza di predatori. Cosa succederà con la riduzione delle loro prede (daini caprioli etc.)?”.

La Racchetta
Foto de La Racchetta

Dobbiamo aver paura durante le passeggiate?
“Andare per Morello con un cane potrebbe esser pericoloso perché i lupi generalmente non attaccano l’uomo ma possono attaccare i cani. Teniamo presente che attualmente i lupi sono diversi e che in altre zone (Cascine di Tavola) sono scesi anche in pianura alla ricerca di nuovo territorio, un comportamento naturale di ogni animale quando la sua popolazione è in crescita”.

Ci sono altre criticità sul monte?
“Innanzi tutto si dovrà cercare un giusto equilibrio per quanto riguarda i sentieri: giusto che ci siano ma altrettanto giusto che non diventino troppi e che siano compatibili con il bosco e con il mantenimento di quel poco sedimento organico presente sulle pendici di Morello.

Altra criticità è quella legata ai cosiddetti incendi di interfaccia cioè quelli determinati o alimentati da strutture come capanne, baracche o legnaie vicino alle case. In quel caso il pericolo non sarebbe solo per il bosco ma anche per le infrastrutture e per le persone. La Regione a tal proposito ha istituito la giornata dell’auto-protezione durante la quale anche noi de La Racchetta siamo impegnati a spiegare i rischi connessi alla presenza di annessi in prossimità delle case o ad alberi non ben mantenuti”.

Sentite di voler dire qualcosa ai fruitori di Monte Morello?
E’ molto semplice: non lanciare le cicche di sigaretta e non lasciare rifiuti. Quello che si porta in montagna si deve riportare indietro.

Utilizzare i sentieri già presenti. Fare attenzione a non danneggiare piante, fiori, funghi.

Inoltre le persone che fanno la classica escursione della domenica non devono agitarsi se vedono un taglio del bosco: si tratta di normale manutenzione che fa parte di un rinnovamento necessario.

Rispettare le regole riguardanti gli abbruciameni di materiale vegetale (regionali, comunali, nazionali). Si fa presente che un abbruciamento è soggetto a varie normative: antincendio, inquinamento, smaltimento rifiuti.

Una buona parte degli incendi boschivi avvengono per comportamenti non corretti (colposi)”.

La Racchetta
Foto de La Racchetta

Affrontiamo proprio il problema discariche a cielo aperto. Chi interviene?
“La competenza dovrebbe essere del proprietario, ma spesso non si sa nemmeno chi è. Come associazione siamo intervenuti più volte in aree demaniali come i letti dei torrenti. L’intervento in quel caso è stato concordato col Comune ed Alia in maniera che potesse recuperare i rifiuti in prossimità della strada più vicina. Un esempio che ha fatto “storia” è quello della baracca dell’eremita lungo lo Zambra. Si tratta di una persona che per anni ha vissuto in una capanna sulle rive del torrente portandoci di tutto. Sono servite venti persone e tre mezzi fuoristrada per un intero giorno per rimuovere circa tre tonnellate di materiale. Questo tipo di interventi in genere viene effettuato con la collaborazione di altre associazioni come Cai e Legambiente”.

La nostra intervista non può finire che con un “grazie” a tutti loro.

 

 

 

STEFANO NICCOLI e DANIELE NICCOLI

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