La mostra “Di-Vino” di Giorgio Butini incanta Sesto Fiorentino

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Domenica 1 marzo a Sesto Fiorentino è stata inaugurata la mostra di-VINO dedicata alle nuove opere dello scultore fiorentino Giorgio Butini.

Ad ospitare questo atteso evento espositivo è La Soffitta Spazio delle Arti, la storica galleria del Circolo Arci-Unione Operaia di Colonnata, che mette sotto i riflettori, sino al 31 marzo, una quindicina di creazioni plasmate dal 2009 in avanti.

All’inaugurazione hanno presenziato, in una sala gremita di pubblico, il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, il senatore Riccardo Nencini, amico dell’artista, Francesco Mariani, responsabile del Gruppo La Soffitta Spazio delle Arti e presidente del Circolo Arci-Unione Operaia di Colonnata, e il collezionista pistoiese Luca Niccolai che ha messo a disposizione la selezione di opere in mostra.

Giorgio Butini è un artista fiorentino classe 1965 già affermato a livello internazionale.

Nel suo cammino formativo ha conosciuto lo scultore Antonio Berti, sestese d’adozione, e ha frequentato a lungo la sua bottega. Lavora tutti i materiali (marmo, pietra, creta, bronzo, alabastro) e si è fatto apprezzare anche come pittore, orafo e restauratore.

Le sculture del Butini degli ultimi tempi – che si è fatto notare negli anni novanta con il ciclo Metamorfosi – sono ispirate alle “divinità”: in un intreccio tra luci ed ombre le forme plasmate riportano a galla le nostre emozioni smarrite in una intensa esperienza percettiva.

Nel dettaglio, in mostra si possono ammirare le opere di alcuni cicli particolari: Anima e veli, dedicate al dramma della Siria, realizzate in ghisa fusa e alte circa due metri; l’Aquila Salutis, una scultura realizzata per la città di L’Aquila e ricordo delle vittime del terremoto del 2009; di-VINO, che dà il titolo alla mostra: si tratta di un ciclo di dieci opere bronzee dedicate alla mitologia greca e legate al nettare della terra, il vino. Le creazioni di quest’ultimo ciclo sono state messe a disposizione dal collezionista Luca Niccolai.

Un altro progetto legato alle opere di Butini è nato dalla collaborazione con l’azienda vinicola La Cappella di San Donato in Poggio di Bruno Rossini che ha dedicato un suo vino proprio alle sculture di Butini e l’ha chiamato Scolpito. Alcune bottiglie di questa produzione a tiratura limitata sono in vendita in mostra.

Questa mostra su Giorgio Butini è un’occasione unica per apprezzare il meglio della scultura contemporanea che nasce nel territorio fiorentino – ha sottolineato Francesco Mariani e conferma il grande impegno de La Soffitta Spazio delle Arti nel voler portare a Sesto Fiorentino artisti di altissimo livello. Noi, nel 2020, festeggiamo i 55 anni di attività e in questi ultimi anni abbiamo cercato di tenere alta l’asticella proponendo figure come Max Klinger, Francis Bacon e Antonio Berti, di cui Butini è stato allievo; ma abbiamo anche spaziato in altri campi della cultura raccontando figure come don Lorenzo Milani e Alfredo Martini. Da un po’ mancava una personale di scultura e siamo certi che Giorgio Butini sia il profilo ideale perché le sue opere sono pura emozione”.

La Soffitta divulga l’arte con l’obiettivo di farla conoscere a un vasto pubblico – ha chiosato il sindaco Lorenzo Falchied è uno dei motivi per cui tutte le amministrazione comunali che si sono succedute a Sesto Fiorentino hanno sempre cercato di sostenere questo tentativo. Ma la proposta di oggi è interessante in modo particolare. Ho conosciuto Giorgio Butini in questa occasione, ma avevo già avuto modo di apprezzare alcune delle sue creazioni. Possiamo tranquillamente dire che ognuna di queste opere trasmette emozioni forti. E credo che il provocare un sentimento che smuove qualcosa in chi la guarda sia proprio l’obiettivo principe di un’opera d’arte. Mi ha colpito molto anche l’attenzione allo studio anatomico, la scelta di alcuni tratti specifici per esprimere precisi concetti. Non posso non sottolineare, infine, il legane tra Giorgio Butini e Antonio Berti che ha scelto di vivere a Sesto Fiorentino. Stiamo lavorando, insieme alla Fondazione Berti, per riaprire il suo studio e da anni gli abbiamo intitolato il centro espositivo che è stato costruito proprio a pochi metri dalla sua casa. E l’idea che un suo allievo sia a Sesto ad esporre la sue nuove proposte ci fa davvero molto piacere”.

“Giorgio Butini lo conosco da molti anni – ha poi raccontato il senatore Riccardo Nencini e ne ho visto la crescita artistica apprezzandolo fin dall’inizio. In questa mostra ho notato una maturazione diversa da quando ci siamo conosciuti, mi pare fosse il 1999 o il 2000. Giorgio, però, tre caratteristiche le ha sempre mantenute e le ricordo volentieri. La prima è la provenienza. Lui non è mugellano, però ha scolpito nel suo dna di artista un pezzo di quella terra lì. Mi viene da collegare le sue creazioni ai canti orfici di Dino Campana, marradese, folle, ma un grandissimo poeta. Giorgio, poi, è stato allievo di Antonio Berti che è nato San Piero a Sieve. Berti è un classico. Giorgio ha trasmigrato da quella prima impronta a un’impronta nuova che trovate nelle opere di oggi. Ma c’è un punto che rappresenta una rarità: Giorgio, come Vangi, e stiamo parlando dell’apoteosi della scultura contemporanea perché Vangi viene considerato uno dei primi cinque-sei al mondo, lavora dalla mollica di pane fino all’acciaio. Vangi lavora dal ferro, al legno, al marmo. Tutto quello che è materia Vangi è in grado di lavorarlo. Ho scorso vecchi cataloghi di Giorgio prima di venire qui e mi sono accorto che questa abilità amanuense, ed la seconda cosa che sottolineo, lui l’ha decisamente maturata dando, come fanno tutti gli artisti, un tratto proprio. Ti puoi fregiare di questo titolo soltanto nel momento in cui sei identificabile con il tuo stile. Questo vale per i poeti, per gli scrittori, per gli architetti, per gli ingegneri, vale naturalmente per ciascuno di noi che nella vita si propone di fare qualcosa e vale per gli scultori. Qui trovate un segno molto forte di Giorgio combinato con la storia dell’arte. In alcune opere trovate una parte di Rodin, ma anche del Giambologna. Trovate in altri pezzi studi del corpo umano che ti ricollegano ai due grandi del Rinascimento fiorentino, il Rinascimento-mondo”.

La terza caratteristica – ha continuato Nencini – riguarda la contemporaneità. Giorgio da questo punto di vista non è un classico, non riscopre il mito soltanto per parlare di Venere, Giunone, Giove, Marte eccetera, ma c’è una contemporaneizzazione dell’opera che mette in campo. C’è qui una Giunone, ma è una Giunone che non ha le caratteristiche della Giunone che viene trasferita nell’immaginario collettivo dai libri di mitologia o dai libri di letteratura: è una rilettura piena. Ma la contemporaneità di un punto fisso è in questo passaggio del testimone dal dolore, al dolore, al dolore. Come se fosse una rappresentazione stabile della nostra età. Questo tratto nelle sue opere io l’ho letto in passato e lo leggo anche nell’esposizione di oggi. Guardatelo e, se avete l’opportunità, compratelo”.

“E’ una grande emozione esporre alla Soffitta – ha detto poi Giorgio Butini -. Ringrazio tutti per l’opportunità. Vorrei ricordare un episodio con il maestro Berti di quando ero un ragazzo. Avevo pochi anni più di quanti ne ha oggi mio figlio. Andai al suo studio e lui mi guardò, mi dette delle pacche e mi disse ‘Butini, te farai strada’. E io risposi ‘Maestro, tutti i giorni la fò per tornare a casa’. Fu il primo sorriso che mi regalò Antonio Berti. Per questa mostra in particolare voglio sottolineare che è stata possibile solo grazie a un amico, Luca Niccolai, che ha acquistato le opere che vedete. Con Luca ci siamo incontrati due anni fa. Era sua scomparsa sua mamma e mi cercò per chiedermi una cosa bella per lei e gli feci una Madonna. Poi mi disse ‘Giorgio, posso avere delle tue opere?’; gli risposi ‘ne sarei più che fiero’. E’ così che è nata una collaborazione. Queste opere sono state create da allora e speriamo di poterle far vedere a tanta gente”.

Vorrei che voi capiste come mai sono rimasto affascinato dal lavoro di Giorgio – ha concluso Luca Niccolai, 42 anni, di Pistoia -. L’ho conosciuto non sotto i riflettori, ma nel suo laboratorio. Era lì, con il martello, i suoi strumenti; nello specifico stava lavorando a un piccolo altorilievo, la prima opera che ho poi acquistato. L’ho conosciuto con le mani polverose e nei vari momenti in cui mi sono trovato nel suo laboratorio ho avuto modo di vedere la passione che metteva nel realizzare le sue idee. Lui trasmette vitalità e un entusiasmo vivo. Il pubblico che lo ammira mentre lui fa arte rimane abbagliato dal fatto che dà già un’emozione in quel momento. E questo mi ha scosso, mi ha dato un brivido. Oggi tutti noi giriamo con apparecchi altamente tecnologici che ci veicolano, ma allora come si può salvare l’uomo? Si può salvare con la cultura e Giorgio, con l’espressione della sua arte, fa cultura. La cultura è nata cinquecento anni fa con il Rinascimento e lui oggi è il seguito di quelle nostre radici. Allora, quando ho incontrato Giorgio mi sono detto, anch’io voglio essere partecipe nel mantenere queste radici e perché si sviluppino al meglio. Così a fianco a lui, con le sue idee, siamo arrivati fino a qui.”

L’evento è stato realizzato anche grazie al marchio Unigum, sponsor dell’artista, e ad Alessandro Mayer di Photo Mayer che ha curato il servizio fotografico dell’inaugurazione.

La mostra di-VINO sarà aperta sino al 31 marzo, ad ingresso libero, con i seguenti orari: domenica 10,30-12,30 e 16-19, sabato e feriali 16-19, lunedì chiuso.

La Soffitta Spazio delle Arti

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