Palazzo Pretorio si rifà il look. Sono terminati pochi giorni fa i lavori di messa in sicurezza dello storico edificio in piazza Ginori a Sesto Fiorentino. I tecnici hanno provveduto al rifacimento completo della copertura, al consolidamento dei solai e delle murature interne e alla conservazione e al restauro degli storici stemmi dei podestà. Inoltre è stata eseguita un’attività di sorveglianza, scavo stratigrafico e documentazione diretta dalla dottoressa Lia Brunori e dall’architetto Lucrezia Cuniglio della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Firenze, Prato e Pistoia. L’investimento ammonta a 500mila euro, di cui 400mila stanziati dalla Regione Toscana. Quelli eseguiti tra il 2020 e il 2021 sono stati i primi lavori di messa in sicurezza complessiva di Palazzo Pretorio dopo gli interventi d’urgenza datati 2009, 2012 e 2016.
Ma cos’è Palazzo Pretorio? Nella prima metà del Duecento il borgo di Sesto fu feudo dei vescovi fiorentini, ma già alla fine del secolo passò sotto il dominio del Comune di Firenze. Faceva parte di una delle leghe del contado all’epoca guidate da un Capitano del Popolo nominato dal Comune di Firenze. Nel 1376 iniziò un processo di ristrutturazione territoriale secondo il quale le leghe confluirono in Podesterie. Il primo podestà di Sesto di cui si abbia notizia è Andrea Cioffi, nominato il primo marzo 1408. Nel 1423 un’ulteriore revisione del territorio comportò la suddivisione in sole quattro podesterie. Quella di Sesto fu unita a quella di Fiesole e acquisì il popolo di Querceto. Il podestà, che amministrava la giustizia e l’ordine pubblico, prendeva possesso della carica nella pieve di S. Martino a Sesto e risiedeva alternativamente a Sesto e a Fiesole. La sede sestese era, appunto, il Palazzo Pretorio. Il podestà rimaneva in carica per sei mesi ed era coadiuvato nella sua attività da otto consiglieri che a loro volta nominavano i quattro sindaci che avevano il compito di controllare la correttezza dell’operato del podestà.
Questo per quanto riguarda la parte storica. Concentriamoci adesso sull’attualità. Per parlare dei lavori di messa in sicurezza dell’edificio di piazza Gramsci abbiamo intervistato il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, l’assessore Massimiliano Kalmeta, la restauratrice Barbara Bersellini, figlia di Eugenio, ex tecnico – tra le altre – di Inter e Fiorentina, e il geometra Stefano Angiolini, titolare della ditta CO.R.EDIL appaltatrice dei lavori.
“Riaprire Palazzo Pretorio era l’impegno che ci eravamo presi cinque anni fa. Oggi, con la fine dei complessi lavori di ripristino delle coperture e di restauro della facciata, compiamo un bel passo in avanti. Palazzo Pretorio è un edificio carico di storia, da valorizzare e rimettere al servizio della nostra comunità. Nei prossimi mesi avvieremo, come per la Lucciola, un percorso partecipativo per individuare le funzioni e il futuro di questo spazio, che dovrà essere luogo di cultura e socialità“, dice il primo cittadino.
“Essere riusciti a portare in fondo questa prima tranche di lavori, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, è motivo di soddisfazione e gratitudine verso i nostri tecnici, le maestranze e le ditte coinvolte. Quando abbiamo avviato l’intervento, le coperture presentavano un grave stato di deterioramento che avrebbe potuto compromettere l’intero edificio – aggiunge l’assessore ai lavori pubblici Massimiliano Kalmeta -. È stata una corsa contro il tempo dopo molti anni di abbandono, una sfida entusiasmante e suggestiva anche per i reperti archeologici riaffiorati durante i lavori che testimoniano una presenza antichissima in quel luogo“.
Con il geometra Stefano Angiolini ci siamo soffermati sulla parte tecnica dei lavori: “Il nostro compito era quello di mettere in sicurezza il Palazzo e consolidarlo dal punto di vista statico. Il tetto è stato completamente rifatto utilizzando legno lamellare e recuperando l’originario manto in cotto. Le murature del piano seminterrato e del primo piano sono state rinforzate in maniera che la copertura potesse appoggiare su strutture statiche. L’intervento prevedeva anche il rifacimento della facciata con il restauro scientifico di tutti gli stemmi.
Nello scavare, per ripartire dalle fondamenta, abbiamo scoperto due stanze e un pezzo di muro etrusco. Dopo i rilievi del caso, la Sovrintendenza ha deciso di ricoprire il muro con della sabbia. Le due stanze, che risalgono al XIV-XV secolo, sono state rimaneggiate nel corso del tempo. Alcuni interventi risalgono all’Ottocento. Su un muro sono evidenti le tracce di fuoco. Potrebbe trattarsi di una vecchia fornace o comunque di un ambiente adibito all’uso del fuoco (fabbro, ceramista?). Questa parte sarà restaurata con un intervento successivo quando l’amministrazione comunale avrà deciso la destinazione d’uso del Palazzo. Noi ci siamo limitati alla ripulitura.
Durante i lavori l’amministrazione ci ha chiesto anche la sistemazione del giardino che qualche decennio fa ospitava un cinema all’aperto. Abbiamo provveduto all’eliminazione della cabina di proiezione, fatiscente e pericolosa da un punto di vista statico, mentre il giardino è stato ripulito in attesa, anche in questo caso, che ne sia decisa la destinazione d’uso.
La facciata con le finestre con vetro cattedrale colorato e piombi risale al periodo fascista. Inizialmente era stato previsto di rifare tutto l’intonaco, ma ci siamo resi conto che non era possibile. Il rischio di compromettere gli stemmi era elevato. Abbiamo allora utilizzato un prodotto destinato agli edifici di storici, abbiamo ricostituito un grassello naturale pigmentato e poi, con la velatura, abbiamo conferito alla facciata un effetto di movimento come se non si trattasse di un lavoro recente. Anche le finestre sono state completamente restaurate“.
Gli interventi sono andati avanti abbastanza velocemente considerando l’emergenza sanitaria, ma il Covid ci ha messo ugualmente lo zampino: “I lavori sono iniziati alla fine di febbraio 2020, poco prima del lockdown. La consegna era prevista per settembre 2020, ma ci siamo dovuti fermare a causa del virus. Ho dovuto anche chiudere momentaneamente il cantiere per via di un contagio“, conclude Angiolini.
Barbara Bersellini, invece, ci ha spiegato i dettagli dell’intervento sulla facciata: “Gli stemmi sono sessantaquattro, realizzati in pietra serena, pietra forte, ceramica e marmo. A causa della continua esposizione al sole e alla pioggia, gli stemmi si polverizzavano, erano completamente rovinati, così tanto che, quando abbiamo iniziato i lavori, non riconoscevamo nemmeno fossero stemmi. Essendo inglobati nella muratura, prendevano l’acqua sia anteriormente che posteriormente. Gli stemmi sono stati consolidati, puliti e ricostruiti seguendo le indicazioni della Sovrintendenza, in modo che avessero la modanatura (fascia sagomata secondo un profilo geometrico, continuo per tutta la sua lunghezza, ndr) e che riacquistassero la forma originaria. Quelli in ceramica erano totalmente crettati. E’ stato un lavoro di gruppo. Siamo riusciti a ridare alla facciata l’immagine di quando è nata”.
Non sono mancate, però, le difficoltà: “Lo stemma d’affresco posizionato sopra la porta d’ingresso ha l’incisione preparatoria del disegno, ma aveva perso quasi completamente i colori. Purtroppo alcuni particolari sono andati irrimediabilmente persi. Nella parte alta dello stemma, ad esempio, ci sarebbe una corona con delle piume.
Gli stemmi in ceramica sono i più importanti del territorio. Sono di un’ottima qualità, tanto che – malgrado fossero crettati e rovinati dall’acqua – hanno retto benissimo. Li abbiamo ricostruiti, ma sui cartigli – secondo le indicazioni della Soprintendenza – non abbiamo potuto rifare le scritte. Nonostante ciò adesso è possibile leggere il nome della famiglia del podestà”.
Palazzo Pretorio è uno dei luoghi storici di Sesto Fiorentino. “Ci siamo subito accorti della sua importanza – dicono in coro Barbara Bersellini e Stefano Angiolini -. Quando abbiamo tolto i ponteggi, i cittadini si fermavano ad osservare la facciata rinnovata. Alcune volte abbiamo sentito alcuni sestesi dire in riferimento agli stemmi: ‘Sono bellissimi, questi non c’erano, li hanno messi adesso’ (ridono, ndr). In realtà sono alla vista di tutti da più di seicento anni. Ora hanno il giusto risalto. E’ stato emozionante lavorare all’interno di Palazzo Pretorio”.
Non ci resta che attendere l’inaugurazione.
P.S.: le foto con didascalia “Comune di Sesto Fiorentino” sono state scattate a metà marzo 2021, quando era ancora presente il ponteggio.
STEFANO NICCOLI
Bravissimi tutti .ottimo lavoro! Un particolare complimento va alla mia amica e collega la restauratrice Barbara Bersellini.
Daniela Valentini
L arte. E nel.sangue tuo padre ti ha trase messo e lasciaro un gene artistico che tu l ai.svoluppato nel tuo lavoro. Lui artista nello sport tu e tua.sorella nel vostro lavoro tanti auguri a tutti giancsrlo