Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia
Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)
Sesto giorno per giorno
22 aprile 1524 – Monte Morello in America
Nel 1485 nel castello di Verrazzano in prossimità di Greve, nacque da Pier Andrea e da Fiammetta Capelli, Giovanni detto, appunto, da Verrazzano. Sarebbe diventato uno dei più noti navigatori italiani. Le condizioni economiche della famiglia gli consentirono studi umanistici e scientifici molto approfonditi, ma non lo distolsero dalla sua principale passione: i viaggi verso terre sconosciute. Nel 1506 si trasferì in Normandia e iniziò una vita avventurosa che lo portò a viaggiare nel mediterraneo e, forse, anche a svolgere attività piratesche contro navi spagnole e portoghesi. Nel 1523 il re di Francia, Francesco I, gli affidò l’incarico di esplorare le coste orientali del Nuovo Mondo alla ricerca di un passaggio verso le Indie. Partì con quattro navi dal porto francese di Dieppe, ma a causa di una tempesta e di uno combattimento con alcune navi spagnole rimase con una sola caravella: La Delfina. Con essa raggiunse Madera da dove il 17 gennaio 1524 partì finalmente per l’America. Nel marzo successivo toccò terra nei pressi dell’attuale Capo Fear che egli chiamò punta dell’Olivo. Dopo una breve sosta iniziò a risalire verso nord. Il 17 aprile entrò in una baia che così descrisse:
trovammo un sito ameno, posto tra due piccoli colli eminenti,
in mezzo de quali correva al mare una grandissima riviera,
la quale dentro la foce era profonda
Era la sua maniera di illustrare quella che oggi è chiamata baia di Hudson (dal navigatore inglese che, però, vi giunse sessant’anni dopo).
Il primo cittadino di New York fu quindi un fiorentino. Peccato che il riconoscimento da parte degli statunitensi sia stato tardivo. Solo nel 1964, infatti, New York ha deciso di dedicare all’esploratore fiorentino il ponte che congiunge Staten Island con Brooklyn: il famoso ponte de La febbre del sabato sera. Per l’occasione, all’ingresso del viadotto, furono murate tre pietre provenienti dalle fondamenta del castello di Verrazzano.
Dopo la scoperta della baia, Giovanni proseguì il suo viaggio verso nord fino ad approdare, il 22 aprile, nella baia abitata dai Narragansett. Nelle cartine elaborate dal fratello Gerolamo un colle, di quei territori fu denominato Monte Morello. Allo stesso modo altri luoghi della costa Atlantica furono battezzati con i nomi di località legate all’adolescenza del navigatore fiorentino: Impruneta, Quaracchi, San Miniato, Careggi, Orti Oricellari, Vallombrosa e così via.
La storia non si fa con i se, ma fosse stata solo un poco più giusta magari oggi avremmo una Firenze Nova invece che una New York, una via delle Belle Donne invece che Wall Street e il mondo sarebbe stato certamente migliore. Gli italiani erano valenti navigatori, basti pensare a Colombo e a Vespucci, ma dovevano lavorare per re stranieri e così la cartografia ufficiale finì ben presto per utilizzare nomi spagnoli, portoghesi, francesi e poi inglesi.
Giovanni si rese protagonista di altri due viaggi transoceanici. Secondo la testimonianza del fratello durante il secondo, nel 1528, raggiunse prima la Florida e poi un‘isola del mar delle Antille, forse Guadalupa. Qui, secondo una tesi non accettata da tutti, Giovanni e altri sei marinai furono aggrediti dagli indigeni, uccisi, fatti a pezzi e infine divorati sotto gli occhi dei loro compagni.
Daniele Niccoli