“Venti chilometri al giorno” pensieri e riflessioni che accompagnano il cammino (3)

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Venti chilometri al giorno
TuttoSesto

Cammina, cammina
Quante scarpe consumate
Quante strade colorate
Cammina, cammina

Vanno verso nord, disegnano confini
Scendono poi a sud, segnando destini
Rimangono nel cuore quelle strade sotto il sole
Bello è ritornare, ma andare forse è meglio
(I Nomadi)

Itinerario

  • Via dei Giunchi
  • Via Francesco Redi
  • Via Guglielmo Marconi
  • Via Enrico Fermi
  • via del Cantone
  • Via Arno
  • Via Volturno
  • Via Adige
  • Via Volga
  • Via Lucchese
  • Via Santa Croce dell’Osmannoro
  • Via Nilo
  • Via Volga
  • Via Adige
  • Via Volturno
  • Via Arno
  • Via del Cantone
  • Via Enrico Fermi
  • Via Guglielmo Marconi
  • via Francesco Redi
  • via dei Giunchi

Percorso 3

La partenza oggi è fissata alla Madonna del Piano di cui abbiamo già parlato nella prima puntata.

Punto decisamente a sud percorrendo via dei Giunchi. Una volta superato il ponte dell’autostrada mi trovo nella zona dell’Osmannoro che sarà la vera protagonista di questo nuovo capitolo.

Scendere quel ponte è come catapultarsi in un mondo completamente diverso. L’area dell’Osmannoro è una delle zone industriali più importanti di tutta la Toscana e i sestesi fanno una certa fatica a sentirla come parte del loro territorio. Al massimo la considerano una sede di lavoro.

Centocinquanta anni fa la situazione era economicamente molto diversa, ma la fantasia di Collodi ne faceva già allora un paese industrioso:

Dopo mezz’ora di strada arrivò a un piccolo paese detto il ‘Paese delle api industriose’. Le strade formicolavano di persone che correvano di qua e di là per le loro faccende: tutti lavoravano, tutti avevano qualcosa da fare. Non si trovava un ozioso o un vagabondo, nemmeno a cercarlo con il lumicino” (Carlo Collodi)

Una zona industriale e periferica poco si presta a descrizioni amene. Non a caso anche il Collodi posizionava il Paese dei Balocchi altrove. Eppure anche quella dell’Osmannoro è una storia che merita di essere raccontata se non altro perché specchio dei nostri tempi. Di una civiltà industriale che fa fatica a confrontarsi con i problemi dell’inquinamento, del cambiamento climatico e della gestione dell’immigrazione.

Tutte questioni che ti ritrovi sbattute in faccia appena scendi il ponte dell’autostrada con i mercatini della comunità cinese, con il rigagnolo sudicio e puzzolente che è diventato il fosso di Dogaia, con i gas di scarico dalle auto e dai camion che ingolfano la zona.

Camminando per quelle strade ti rendi conto di quanto la nostra economia sia legata a lavoratori di origine straniera e capisci quanto sia ancora più importante governare bene il fenomeno dell’immigrazione.

L’Osmannoro ha fatto per tanti anni parte della Lega di Brozzi ma nel 1774, in seguito alle riforme Leopoldine entrò a far parte della comunità di Sesto. I cambiamenti politici legati all’occupazione napoleonica, al Risorgimento, all’Unità d’Italia e al ventennio fascista hanno provocato così tanti spostamenti dei confini che è difficile tenere conto di tutti, ma certo è sorprendente sapere che proprio in questa zona nel 1923 fu costruito un campo da golf che però, nel 1933, fu sostituito dal campo dell’Ugolino costruito sulla via Chiantigiana nel Comune di Greve.

Tra capannoni, negozi e magazzini giungo finalmente alla chiesa di Santa Croce all’Osmannoro. Si trova a nord della via Lucchese (una volta via Maestra dell’Osmannoro) e solo un modesto campanile a vela la rende riconoscibile perché ormai è ridotta a magazzino. Fu edificata nel XIII secolo ad uso di convento; nel secolo successivo ad essa fu annesso un ospedale per accogliere i pellegrini (cit. Marcello Mannini)

Nonostante le mappe elettroniche di oggi non è facile riconoscerla ma forse vi sarà utile sapere che fu proprio qui che approdò Pinocchio dopo aver nuotato nel mare alla disperata ricerca del babbo. Era il Paese delle api industriose e fu proprio lì che il celebre burattino ritrovò la Fatina dai Capelli Turchini che credeva morta. L’identificazione del luogo è merito di Nicola Rilli  che lo ricorda nel suo “Pinocchio a casa sua”.

E’ l’ ora del rientro. Con un’ampia curva entro nella zona della Motorizzazione Civile da cui è impossibile non vedere la discarica di Case Passerini chiusa il primo gennaio 2008. Un segno dei nostri tempi.

Chiudo con poco meno di 6 chilometri.

Per voi 5 link per gli approfondimenti (se volete)

Daniele Niccoli

Fosso Dogaia dell'Osmannoro
Fosso Dogaia dell’Osmannoro-TuttoSesto settembre 2024
L'isola delle api industriose
L’isola delle api industriose – TuttoSesto settembre 2024
Santa Croce all'Osmannoro
Santa Croce all’Osmannoro-TuttoSesto settembre 2024
Case Passerini
Case Passerini-TuttoSesto settembre 2024

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