27 luglio 1869 – Sesto diventa Fiorentino

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Palazzo Pretorio
Foto tratta dalla pagina Facebook Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

27 luglio 1869 – Sesto diventa Fiorentino

Intorno al 150 a.C. il censore romano Lucio Cassio Longino ordinò la realizzazione di una strada che unisse Roma con Firenze, allora solo città satellite dell’etrusca Fiesole. La strada poi proseguiva verso Pistoia e Lucca fino a ricongiungersi con la via Aurelia all’altezza della città di Luni.

L’importante strada consolare ripercorreva in gran parte un antico tracciato che permetteva, tra le altre cose, i collegamenti fra gli etruschi di Fiesole, di Poggio al Giro (Quinto), Gonfienti e poi ancora di Comeana e Artimino. E’ possibile che quell’antico tracciato superasse il torrente Zambra nella zona di Palastreto là dove oggi troviamo il Ponte alle Volpi.

Lungo il secondo tratto della via Cassia, esattamente al sesto miglio oltre la città di Firenze nacque il villaggio di Sesto. In latino ad sextum lapidem, ma c’è chi preferisce sextus ab urbe lapis. Lasciamo ai latinisti la controversia.

Nella prima parte del Duecento il borgo di Sesto fu feudo dei vescovi fiorentini, ma già alla fine del secolo passò sotto il dominio del Comune di Firenze. Faceva parte di una delle leghe del contado all’epoca guidate da un Capitano del Popolo nominato dal Comune di Firenze. Nel 1376 la Repubblica Fiorentina iniziò un processo di ristrutturazione territoriale secondo il quale le leghe confluirono in Podesterie che poi, nel 1423, si fusero fra di loro fino a formarne solo quattro. Quella di Sesto fu unità a quella di Fiesole e acquisì anche il popolo di Querceto. Il podestà, che amministrava la giustizia e l’ordine pubblico, prendeva possesso della carica nella pieve di S. Martino a Sesto e risiedeva alternativamente a Sesto e a Fiesole. Rimaneva in carica per sei mesi ed era coadiuvato da otto consiglieri che a loro volta nominavano i quattro sindaci che avevano il compito di controllare la correttezza dell’operato del podestà.

La sede della podesteria a Sesto fu stabilita nel Palazzo pretorio che proprio in quel periodo fu realizzato lungo la strada maestra che da Firenze conduceva a Prato. Sulla sua facciata i podestà erano soliti affiggere lo stemma di famiglia. Il primo podestà di cui si ha notizia è Andrea Cioffi nominato il primo marzo 1408.

Con il passaggio da lega a podesteria, l’organizzazione strutturale degli abitanti rimase quella imposta dai vescovi fiorentini: le pievi e, subordinatamente, le parrocchie con i “popoli” a loro volta eredi delle comunità di villaggio di epoca romana. La podesteria di Sesto comprendeva diciotto popoli (S. Andrea a Cercina, S. Bartolomeo a Carmignanello, S. Bartolomeo a Padule, S. Donato a Lonciano, S. Giusto a Gualdo, S. Margherita a Cercina vecchia, S. Maria a Morello, S. Maria a Quarto, S. Maria a Quinto, S. Maria a Querceto, S. Maria a Starniano, S. Maria a Urbana, S. Martino a Bugliano, S. Martino a Sesto, S. Michele a Castello, S. Michele a Castiglione, S. Romolo a Colonnata, S. Silvestro a Rufignano) appartenenti ai due pivieri di S. Martino a Sesto e di S. Andrea a Cercina ad eccezione dei popoli di S. Michele a Castello, S. Maria a Quarto e S. Silvestro a Rufignano che facevano parte del piviere di S. Stefano in Pane. Lo ‘Stato d’Anime’ di alcune di queste parrocchie, per esempio San Donato a Lonciano e San Donato a Gualdo registrava solo poche famiglie seppur numerose e, qualche volta, allargate dalla presenza di garzoni e garzone. Si trattava dei cosiddetti Gettatelli, ovvero bambini e bambine lasciati alla ruota dell’Ospedale degli Innocenti di Firenze e presi a servizio dalle famiglie contadine di Monte Morello.

L’ ordinamento in parrocchie e popoli fu soppresso nel 1774 con le leggi leopoldine che crearono le Comunità del contado fiorentino. Quella di Sesto fu costituita dai diciotto popoli dell’antica podesteria più sei della vecchia lega di Brozzi. Il magistrato comunitativo era composto dal gonfaloniere e da dieci priori che venivano eletti con il sistema delle tratte e rimanevano in carica un anno. Requisito indispensabile per entrare nel Magistrato era il possesso di beni immobili nella comunità e il pagamento dell’imposta di decima. L’altra istituzione della Comunità era il Consiglio generale costituito da 24 membri, uno per ogni Popolo. Priori e Gonfaloniere ne facevano parte di diritto. Il ruolo di esattore era affidato al Camarlingo, la manutenzione delle strade a un Provveditore. I due costituivano, nell’insieme, la macchina comunale dell’epoca. Al termine del periodo napoleonico, durante il quale le mairies avevano sostituito le comunità, fu restaurato l’ordinamento precedente con qualche rilevante novità. Il Gonfaloniere per esempio fu da allora nominato direttamente dal granduca e divenne la principale autorità di governo. Nel 1849 fu abolito il sistema delle tratte anche per la nomina dei consiglieri. Fu sostituito da un meccanismo elettorale basato su criteri di censo. I priori venivano nominati dal consiglio. Nel 1853 le mutate condizioni politiche portarono al ripristino del sistema amministrativo precedente. Erano però tempi di grandi cambiamenti e nel 1859 il Governo Provvisorio della Toscana ristabilì una forma di organizzazione politico-amministrativa simile a quella di dieci anni prima.

Nel 1865, finalmente, fu promulgata la Legge per l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia che tra le altre cose, determinò la sostituzione del Gonfaloniere con il Sindaco.
L’istituzione del Regno d’Italia comportò anche altri problemi burocratici. Uno di questi coinvolse direttamente la nostra città perché troppi erano i comuni con lo stesso nome. Per porre rimedio alla questione il Ministero dell’Interno sollecitò i Consigli comunali dei vari Comuni interessati ad apportare qualche aggiunta che permettesse di distinguerli fra loro. Fu così che con il Regio Decreto n° 5218 del 27 luglio 1869 e la deliberazione del consiglio comunale del 25 maggio, Sesto divenne Fiorentino.

Daniele Niccoli

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