11 luglio 1309 – Muore Rosso della Tosa

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Casa Torre Donati
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

11 luglio 1309 – Muore Rosso della Tosa

I fiorentini del tardo medioevo e del primo rinascimento erano particolarmente orgogliosi dei loro ordinamenti e altrettanto soddisfatti nel definire la loro città libero Comune o Repubblica. Eppure non mancarono mai di attentare alle istituzioni e la voglia di prevalere fu spesso motivo di lotte e divisioni.

All’alba del Trecento il conflitto tra Bianchi e Neri, nascondeva in realtà lo scontro per il primato cittadino fra Vieri de’ Cerchi e Corso Donati.

I guelfi Bianchi non erano stati ancora sconfitti che già il partito dei Neri era diviso a causa della rivalità fra i due capifazione: lo stesso Corso Donati e Rosso della Tosa. Quest’ultimo era l’esponente di spicco di una delle famiglie fiorentine più antiche e non si dimostrò certo meno violento del rivale

Tutto ciò che facea e procurava nella città era per avere la signoria
a guisa de’ signori di Lombardia (Dino Compagni)

All’inizio del 1304 la situazione politica di Firenze era particolarmente complicata. La contemporanea presenza in città di ghibellini, guelfi bianchi, guelfi neri, donateschi e tosinghi rappresentava una pericolosa miscela esplosiva.

Per sanare una situazione in cui i tafferugli erano all’ordine del giorno, papa Benedetto XI inviò a Firenze il cardinale Niccolò da Prato. Dopo un iniziale successo, i disordini ricominciarono e il legato pontificio fu costretto a lasciare Firenze lanciando l’interdetto contro la città.

A quel punto la fazione nera, di nuovo padrona della città, scatenò una feroce serie di violenze nei confronti delle famiglie avverse. Lo stesso Rosso della Tosa partecipò alla rappresaglia nei confronti dei Cavalcanti a cui furono bruciate le botteghe che si trovavano nella zona di Calimala.

L’incendiò, che si propagò per buona parte del centro cittadino, provocò molti danni e indusse il Papa a convocare i presunti responsabili a Perugia per un processo.

L’improvvisa, e sospetta, morte del Papa evitarono a Rosso della Tosa e ai suoi degni compari qualsiasi sanzione. Nel 1308 il capo dei tosinghi chiuse definitivamente la partita anche con Corso Donati che, resosi responsabile di una congiura abilmente scoperta dagli avversari politici, tentò inutilmente la fuga da Firenze. Fu ucciso nella zona di San Salvi dopo un tragico inseguimento.

Rosso della Tosa poteva a quel punto considerarsi l’unico signore di Firenze, ma la sua fu una breve gioia perché sopravvisse al suo avversario solo una decina di mesi.

La morte sopraggiunse l’11 luglio 1309. La famiglia Della Tosa, già dal secolo precedente aveva numerosi possedimenti nel territorio di Sesto, tra queste, una fortezza nella zona di Colonnata su cui, nel 1322, Simone della Tosa fece aggiungere una torre merlata. Con il tempo la fortezza è stata trasformata nell’attuale villa Prato della Tosa.

Daniele Niccoli

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