14 marzo 1505 – Leonardo sul Monte Ceceri

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Leonardo da Vinci
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

14 marzo 1505 – Leonardo sul Monte Ceceri

Per i suoi studi sul volo degli uccelli che avrebbero dovuto essere propedeutici alla realizzazione della macchina volante, Leonardo si recava spesso sul Monte Ceceri in prossimità di Fiesole. Pare fosse attratto dai movimenti del cortone, un uccello di rapina che, come annotato sul foglio 17 del Codice sul volo degli uccelli, avrebbe osservato il giorno 14 di marzo. Qualche incertezza sull’anno. Potrebbe essere il 1505, ma anche il 1506 se non addirittura il 1501. La calligrafia non era il pezzo forte del Genio. Comunque sia, proprio nel 1506 il Monte Ceceri fu usato come trampolino per collaudare la Macchina del Volo che Leonardo chiamava anche grande Nibbio.

A sperimentare in prima persona la Macchina, fu Tommaso Masini, un giovane di Peretola che amava farsi chiamare Zoroastro anche per accrescere la sua fama di mago. Per dare valore alla sua opera e infondere coraggio al giovane, Leonardo scrisse queste parole poco prima che Zoroastro si gettasse giù dal monte:

“Piglierà il primo volo il grande uccello sopra del dosso del suo magno Cecero, empiendo l’universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture, e gloria eterna al nido dove nacque.   (Leonardo da Vinci)

Secondo le testimonianze dell’epoca, la Macchina riuscì a planare per circa mille metri, atterrando presso Camerata, più o meno a metà strada tra Fiesole e Firenze. Secondo lo scrittore russo Merejkowski, che nel 1931 fu artefice del Romanzo di Leonardo, Zoroastro si sarebbe rotto le gambe atterrando, ma la cosa appare improbabile in quanto lo stesso Leonardo colloca Zoroastro pochi mesi più tardi a Modena e in buona salute. In questo caso bisogna dar fede alle Facezie di Leonardo. Un libro in cui il grande Genio dimostra quanto fosse per lui più facile scrivere in bella calligrafia che raccontare barzellette. Leonardo racconta del giorno in cui Zoroastro, recatosi a Modena, fu costretto a pagare una gabella all’ingresso della città. Rimanendo stupito per la richiesta iniziò a protestare e alla gente che gliene chiedeva il motivo rispose così:

O non mi debbo io meravigliare con ciò sia che tutto un omo paghi altro che cinque soldi, e a Firenze io, solo a metter dentro el cazzo, ebbi a pagare dieci ducati d’oro, e qui metto el cazzo, e coglioni, e tutto il resto per sì piccol dazio? Dio salvi e mantenga tal città e chi la governa  (Leonardo da Vinci)

Leonardo a 38 c’è la febbre,
e te l’ha detto prima.
Via si va via
Intanto un c’è verso. ‘Un capisce   (Roberto Benigni)

Daniele Niccoli

 

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