11 dicembre 1913 – La Gioconda in vacanza a Firenze

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Louvre-La piramide 3
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

11 dicembre 1913 – La Gioconda in vacanza a Firenze

Francesco del Giocondo nel 1503 commissionò a Leonardo da Vinci il ritratto della moglie Lisa Gherardini. Come accadde a molte opere del maestro, anche la realizzazione di questo dipinto fu particolarmente travagliata. L’opera fu ritoccata molte volte e un’analisi ai raggi X mostra, oggi, tre versioni sotto quella attuale. Questo spiegherebbe le parole del Vasari che parla di sopracciglia che oggi in realtà non si vedono.

L’opera in ogni caso fu terminata in Francia e dopo qualche anno è diventata proprietà di Francesco I. Dopo varie peripezie che l’hanno vista esposta nei castelli di Fontainbleau e di Versailles e nella camera da letto di Napoleone Bonaparte, approdò finalmente al Louvre dov’è rimasta tranquilla fino al 21 agosto 1911 quando Vincenzo Peruggia, un imbianchino italiano che lavorava nel museo, la portò via tranquillamente nascondendola sotto il giubbotto. Era la prima volta che un dipinto veniva rubato da un museo così importante.

La vicenda fece scalpore. Uno dei primi sospettati fu il poeta francese Apollinaire che aveva dichiarato di voler distruggere i capolavori del passato per far posto all’arte nuova. Anche Pablo Picasso passò qualche brutto quarto d’ora per lo stesso motivo, ma, ovviamente, le indagini non ebbero nessun risultato.

La soluzione era molto più a portata di mano, ma la perquisizione delle case dei dipendenti del Museo, compreso il Peruggia, avvenne con imperizia e così le ricerche non condussero ad alcun risultato. L’imbianchino, convinto che la Gioconda fosse stata sottratta all’Italia da Napoleone e spinto da un esagerato spirito nazionalistico, intese riportarla a tutti i costi in Patria.

Fu così che nel dicembre del 1913 scrisse una lettera, firmata Leonardo, all’antiquario fiorentino Alfredo Geri per offrirgli il capolavoro in cambio di un rimborso spese di cinquecento mila lire:

Il quadro è nelle mie mani, appartiene all’Italia
perché Leonardo è italiano (Vincenzo Peruggia)

L’antiquario, incredulo, fissò un appuntamento per l’11 dicembre presso l’Hotel Tripoli di via Panzani e si portò appresso il direttore degli Uffizi, Giovanni Poggi. I due rimasero stupefatti alla vista del capolavoro che da più di due anni era ricercato da tutte le polizie del mondo. Si fecero consegnare il dipinto con il pretesto di dover effettuare alcune verifiche e invitarono il Peruggia a farsi un giro per la città.

La vicenda si concluse con la notorietà per il Geri e il Poggi e con lo sviluppo ulteriore del mito di Monna Lisa. Anche l’albergo visse il suo momento di gloria e cambio il nome in Gioconda. Al povero Peruggia, invece, non rimasero che otto mesi di carcere.

DANIELE NICCOLI

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