Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
18 ottobre 1279 – Prima pietra di Santa Maria Novella
La prima pietra della Basilica di Santa Maria Novella fu posta dal cardinale Latino Malabranca il giorno di San Luca del 1279 in corrispondenza di quella che oggi è la Cappella Gondi, ma che in precedenza era appartenuta alla famiglia Scali. All’interno della Cappella si trova un famoso Crocefisso realizzato da Filippo Brunelleschi la cui singolare storia è stata descritta da Giorgio Vasari ne “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architetti”.
Tutto deriverebbe dalla realizzazione da parte di Donatello, di un altro Crocefisso destinato alla Cappella Bardi in Santa Croce. Secondo Vasari l’autore, appena completata l’opera, si sarebbe rivolto a Brunelleschi, suo grande amico, per un parere. Quest’ultimo, invece che compiacersi, criticò l’opera per il suo eccessivo realismo e accusò Donatello di aver messo in croce un contadino e non Gesù Cristo. Donatello allora sfidò Brunelleschi a fare di meglio e di non limitarsi alla critica. La cosa sembrò finire lì, ma in realtà ser Brunellesco mise mano a un Crocefisso che fu completato alcuni mesi dopo e fu mostrato a Donatello in circostanze che così sono descritte dall’architetto aretino fondatore della Storia dell’Arte:
invitò una mattina Donato a desinar seco, e Donato accettò l’invito.(…), arrivati in Mercato Vecchio, Filippo comperò alcune cose, e datole a Donato, disse: “Aviati con queste cose a casa, e lì aspettami, che io ne vengo or ora”. Entrato dunque Donato in casa, giunto che fu in terreno, vide il Crucifisso di Filippo, e fermatosi a considerarlo, lo trovò così perfettamente finito, che vinto e tutto pieno di stupore, come fuor di sé, aperse le mani che tenevano il grembiule. Onde cascatogli l’uova, il formaggio e l’altre robe tutte, si versò e fracassò ogni cosa;(…), sopragiunto Filippo, ridendo disse: “Che disegno è il tuo, Donato? Che desinaremo noi avendo tu versato ogni cosa?”. “Io per me”, rispose Donato, “ho per istamani avuta la parte mia, se tu vuoi la tua, pigliatela. Ma non più, a te è conceduto fare i Cristi, et a me i contadini.
Da allora il Crocefisso del Brunelleschi è chiamato anche Crocefisso delle uova. La realtà potrebbe essere un po’ meno romanzata di quella descritta da Vasari. Pare, infatti, che il crocefisso del Brunelleschi sia più vecchio di quello di Donatello di circa dieci anni e che ser Filippo lo abbia realizzato pur non avendo nessuna commissione. In effetti il Crocefisso rimase in casa sua fino a un anno prima della morte, quando finalmente decise di donarlo ai frati domenicani di Santa Maria Novella. Solo nel 1572 quest’ultimi decisero di offrirlo alla famiglia Gondi per incentivarla a completare la decorazione della Cappella.
DANIELE NICCOLI
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