22 agosto 1528 – Disputa per un marmo

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Ercole e Caco 1
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

22 agosto 1528 – Disputa per un marmo

Fare lo scultore a Firenze nei primi anni del ‘500 doveva essere poco meno che una maledizione visto che era inevitabile confrontarsi con l’incommensurabile bravura di Michelangelo. Fra coloro che ci provarono figura Baccio Bandinelli che, nel volgere di pochi anni, da ammiratore del Buonarroti si fece avversario politico e invidioso rivale artistico incapace di avvicinarne il talento.

I primi scontri risalgono al giorno in cui il David, un’opera che avrebbe rappresentato per Bandinelli un confronto da incubo, fu posto sull’arengario di Palazzo Vecchio. Quel giorno alcuni fanatici sostenitori dei Medici, tra cui lo stesso Bandinelli, tentarono di prendere a sassate il simbolo della libertà repubblicana.

Come quasi tutti gli artisti dell’epoca, Bandinelli, era stato avviato alla pittura mediante esercitazioni che consistevano nel copiare i disegni che Michelangelo stava realizzando per l’affresco della battaglia di Cascina. Non riuscendo a conferire ai suoi disegni la stessa forza espressiva, Bandinelli, accumulò tale rancore nei confronti del maestro di Caprese che durante i tumulti che riportarono i Medici a Firenze distrusse i disegni originali.

Dopo il clamoroso successo del David, il Gonfaloniere Pier Soderini, intanto, aveva affidato a Michelangelo un marmo in modo che un altro gigante fosse posto sull’arengario del Palazzo dei Priori. Il destino di quel marmo rimase legato alle sorti politiche della città per un lungo periodo.

Con la prima restaurazione medicea fu il Bandinelli ad aggiudicarselo e a iniziare a sbozzarlo per ottenere un Ercole. La statua era poco più che un’idea quando, il 22 agosto 1528, la Repubblica affidò di nuovo il marmo a Michelangelo. La telenovela ebbe fine solo nel 1532 quando Clemente VII assegnò definitivamente il marmo a Baccio Bandinelli che realizzò Ercole e Caco. Il nuovo gigante di marmo fu posto in prossimità dell’ingresso di Palazzo Vecchio nonostante il parere negativo dello stesso Michelangelo. Non fu l’unica critica. Anche Cellini volle dire la sua:

Se gli si tolgono i capelli non gli rimane
testa sufficiente per un cervellino
[…]e il corpo sembra un
saccaccio di poponi appoggiato a un muro (Benvenuto Cellini)

Queste critiche erano spesso frutto di una sleale concorrenza legata alla lotta aspra che si teneva per l’aggiudicazione dei lavori pubblici. Anche con Vasari non scorreva buon sangue e, forse per questo, nelle sue Vite, l’artista aretino, non poté fare a meno di definire Bandinelli:

Terribile di lingua e d’ingegno (Giorgio Vasari)

Daniele Niccoli

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