Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
25 marzo 1353 – Firenze ha il suo orologio
Il primo orologio pubblico della città di Firenze fu istallato sulla torre di Palazzo Vecchio il 25 marzo 1353 per opera di Niccolò di Bernardo che aveva un’officina in una via in prossimità del Duomo che, da allora, ha preso il nome di via dell’Oriuolo. La sua era una famiglia di grandi orologiai tanto che, poco meno di un secolo dopo, un suo nipote, Angelo Niccolai, fu incaricato di costruire l’orologio meccanico di Santa Maria del Fiore.
Questo secondo orologio fu installato nell’intercapedine della facciata del Duomo nel 1443; il suo quadrante fu dipinto da Paolo Uccello inscrivendo in un quadrato un cerchio suddiviso in 24 ore segnate in senso antiorario, secondo una rappresentazione allora convenzionale che imitava il movimento dell’ombra dello gnomone sulle meridiane verticali.
Le ore sono dette “all’italiana” perché, come usava all’epoca, segnavano la durata del giorno a partire dal tramonto. A indicarle è una stella ellittica usata spesso dall’artista nei suoi dipinti.
Nel 1667 il vecchio orologio di Palazzo Vecchio fu sostituito da un altro realizzato dall’orologiaio tedesco Giorgio Lederle. Quest’orologio, restaurato nel 2008, ha la particolarità di avere una sola lancetta per cui le mezzore e i quarti d’ora devono essere calcolati in base allo spostamento della lancetta sul quadrante.
La data del 25 marzo, scelta per l’inaugurazione del primo orologio pubblico del comune fiorentino, non fu casuale. Fin dal VII secolo, infatti, in questa data la Chiesa Cattolica festeggia l’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele alla Vergine Maria. Nel medioevo era una festa molto sentita a Firenze e così già nel 1252 i Servi di Maria vollero che l’evento fosse ricordato con un affresco nella chiesa di Santa Maria di Cafaggio. Secondo la leggenda il compito fu affidato a un certo Bartolommeo che però, nonostante numerosi tentativi, non riusciva a dipingere il volto della Madonna. L’insoddisfazione lo fece cadere in una sorta di torpore da cui si riprese solo dopo che un angelo aveva provveduto a completare il ritratto.
La data del 25 marzo era ritenuta così importante che anche le istituzioni laiche del Comune, della Repubblica e poi del Granducato presero a considerarla l’inizio dell’anno civile. La città continuò a seguire il suo particolare calendario fino al 1750, quindi ben oltre la riforma gregoriana del calendario solare del 1582 che fissò il capodanno il primo gennaio.
I fiorentini hanno ritenuto caparbiamente di doversi distinguere dal resto del mondo per altri 168 anni e si sono arresi al “nuovo” calendario solo per volere di un Granduca straniero, Francesco Stefano di Lorena.
L’antico capodanno fiorentino viene ricordato e festeggiato anche oggi con un corteo storico che si muove da Palazzo Vecchio fino alla Chiesa della Santissima Annunziata sede dell’antico affresco del buon Bartolommeo.
Daniele Niccoli
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