26 ottobre 1890 – Muore Carlo Lorenzini

0
258

Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

26 ottobre 1890 – Muore Carlo Lorenzini

C’era una volta un re – direte miei cari bambini.
E invece no. C’era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso,
ma un semplice pezzo da catasta (Carlo Lorenzini)

Con l’apertura di Pinocchio, Lorenzini stravolge immediatamente la struttura tradizionale della fiaba. L’autore, con la sua proverbiale ironia, ci avverte che non parleremo di un re e neanche di un eroe, ma solo di un pezzo di legno. E neanche troppo pregiato.

Eppure Pinocchio fin dalla sua prima apparizione si presenta come un personaggio rivoluzionario. Nasce povero e diverso (è di legno). Ha un padre anziano e single (nella seconda metà dell’ottocento, ai tempi di Pio IX, era un fatto assolutamente al di fuori delle regole). Già questo potrebbe fare di Pinocchio l’icona dei reietti. Non basta. Appena nato, il burattino, abbandona la famiglia (Geppetto), si prende gioco del potere costituito (passa in mezzo alle gambe dei carabinieri in uniforme), rifiuta la scuola e le sue regole; soprattutto ignora i consigli “sensati” di quel benpensante del Grillo Parlante. Viste le premesse ci si aspetterebbe una conclusione esaltante ma Pinocchio, come succede ai tanti che nascono incendiari e muoiono pompieri, finirà per accettare tutte quelle regole che aveva trasgredito. Sarà talmente integrato che alla fine si trasformerà in un vero bambino, cioè in qualcosa di più accettabile e controllabile da parte della società, perdendo tutto il suo spirito ribelle.

com’ero buffo quand’ero burattino
e come ora sono contento
di essere diventato un ragazzino perbene (Carlo Lorenzini)

Il nuovo Pinocchio non avrà più niente da raccontarci e da insegnarci e, infatti, il libro si conclude con il bambino nuovo che guarda con commiserazione il vecchio burattino:

appoggiato alla seggiola, col capo girato su una parte,
con le braccia ciondoloni
e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo,
da parere un miracolo se stava ritto (Carlo Lorenzini)

Sembra quasi la metafora della vita del Lorenzini nato mazziniano. Protagonista della Prima guerra d’Indipendenza. Fondatore di periodici scomodi come “Il Lampione”, ma poi finito miseramente (il 26 ottobre 1890) corroso dai vizi di una Firenze delusa dalla sua breve esperienza di Capitale.

DANIELE NICCOLI

Per leggere le puntate precedenti clicca qui e vai sulla pagina del sito tuttosesto.net 

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO