Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)
Sesto giorno per giorno
3 agosto 1530 – Primi partigiani sestesi
L’Italia nel 1527 era ancora divisa in mille piccoli stati, mentre in Europa si formavano in grandi stati nazionali con importanti mire espansionistiche. I signorotti italiani pensavano di poterle contrastare con la vecchia politica delle alleanze transitorie ma si trattava di una visione miope. Di lì a poco tutto lo stivale sarebbe stato sotto il giogo straniero. In quel 1527 tuttavia il papa era ancora convinto della bontà dei vecchi metodi e decise di sparigliare le carte. Con l’idea di contrastare lo strapotere di Carlo V si alleò con Francesco I di Francia e insieme a Firenze, Genova, Venezia, Milano costituì la Lega di Cognac. Considerando quello che ne scaturì forse sarebbe stato meglio se avessero bevuto di più e scritto di meno.
Ma chi era questo papa? Si trattava di Clemente VII, nato Giulio dei Medici.
Non proprio un Medici doc visto che era nato fuori dal matrimonio da Giuliano dei Medici e la figlia del carrozzaio di corte. Il padre non aveva fatto neanche a tempo a riconoscerlo perché era morto nella congiura dei Pazzi prima della sua nascita.
Giulio fu comunque trattato come un legittimo discendente, intraprese la carriera ecclesiastica e, dopo la morte di Lorenzo, nipote del Magnifico, (uno così simpatico e benvoluto dai fiorentini da essere definito il Magnifico Merda) gli fu affidato il governo della città di Firenze inaugurando così l’epoca dei Medici bastardi.
Nel 1513 fu ordinato cardinale da papa Leone X, il cugino Giovanni, e nel 1523 divenne a sua volta pontefice.
L’accordo di Cognac scatenò l’immediata reazione di Carlo V, il sovrano con il regno su cui non tramontava mail il sole. La città eterna fu posta sotto assedio e, dopo una strenua resistenza cui partecipò anche Benvenuto Cellini, cadde e fu sottoposta al saccheggio prolungato da parte dai lanzichenecchi. Come tutti i soldati, non solo di allora, si dimostrarono spietati, soprattutto nei confronti delle donne.
Nei dieci mesi d’assedio furono uccisi circa ventimila cittadini, almeno altrettanti morirono di peste. Tra le motivazioni dello scempio anche quelle di natura religiosa: la maggior parte dei lanzichenecchi era di origine germanica e aveva aderito alla riforma luterana. Quale occasione migliore per dimostrare l’odio che avevano maturato nei confronti della Chiesa cattolica?
Il papa fu costretto a rinchiudersi a Castel Sant’Angelo, ma alla fine fu arrestato e passò più di un brutto quarto d’ora.
Clemente VII e Carlo V erano, però, gli uomini più potenti della Terra e non potevano non trovare un accordo. Fu così che il papa accettò di incoronare Carlo V in San Petronio a Bologna in cambio della solenne promessa che Firenze sarebbe tornata alla famiglia Medici.
L’assedio della città gigliata da parte delle truppe imperiali iniziò nell’ottobre del 1529. Protagonista militare di quegli eventi fu Francesco Ferrucci, il commissario generale delle truppe fiorentine. Egli ebbe il compito di contrastare l’arrivo delle truppe di Carlo V e di garantire il vettovagliamento per i cittadini di Firenze. Riconquistò Volterra e sconfisse in più di un’occasione le truppe imperiali comandate da Fabrizio Maramaldo. Alla fine di luglio però la situazione di Firenze si fece disperata. Fu chiesto a Ferrucci di rientrare in città, ma gli ordini furono intercettati e i nemici gli tagliarono la strada per Firenze.
Le truppe di Ferrucci furono circondate in località Gavinana, sull’Appennino pistoiese, proprio mentre scoppiava un terribile temporale. La battaglia fu impari e cruenta. Nei racconti degli anni successivi diventò addirittura epica. Ferrucci, nell’immaginario dei fiorentini, divenne una sorta di Leonida alle Termpopili e celebre diventò quel “Vile tu uccidi un uomo morto” che lo stesso Ferrucci, gravemente ferito, avrebbe sbattuto in faccia a Maramaldo prima di essere assassinato dallo stesso condottiero imperiale; una frase che gli sarebbe valsa la citazione nell’inno di Mameli. La vittoria di Gavinana spianò la via alle truppe imperiali che di lì a pochi giorni posero termine alla Repubblica e imposero la signoria di Alessandro de’ Medici, figlio del papa e quindi doppiamente bastardo. Di essere un bastardo lo dimostrò ampiamente negli anni del suo potere, Poi, nel 1537, finalmente fu ucciso dal cugino Lorenzaccio de’ Medici.
Tra i 400 soldati dell’esercito di Ferrucci che trovarono la morte sulla montagna pistoiese vi erano anche Francesco e Paolo Corsi, due sestesi che si opposero all’esercito germanico sceso in Italia in soccorso di un dittatore: i primi due partigiani sestesi.
Daniele Niccoli