7 febbraio 1497 –  Il Falò delle vanità

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Cosimo I a cavallo
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

7 febbraio 1497 –  Il Falò delle vanità

 

Gli anni ’90 del Quattrocento a Firenze furono caratterizzati dalle predicazioni di Girolamo Savonarola, il frate ferrarese avverso alla dittatura medicea e motivatissimo nel voler cambiare i costumi della Chiesa, all’epoca guidata da uno dei Papi più discussi della storia: Alessandro VI, Rodrigo Borgia.

Le sue prediche apocalittiche affascinavano sia il popolo minuto che i potenti stanchi del potere esercitato dalla Chiesa. Nei focosi sermoni pronunciati in San Marco, ma anche in Duomo, il moralismo spietato di Savonarola si abbatteva soprattutto sul clero, ma anche i costumi dei fiorentini furono bersaglio del suo fanatismo. Propose l’abolizione del lusso e dell’usura, la soppressione delle feste e il taglio della lingua a chi bestemmiava. Impose un’imposta a tutti quelli che conducevano una vita disordinata e inasprì le pene nei confronti di chi praticava l’omosessualità e la sodomia

chi fussi trovato la prima volta, stessi in gogna,
la seconda, fussi uggellato alla colonna,
la terza, fussi arso   (Luca Landucci)

L’ambizione di Savonarola era di eradicare l’assuefazione alla tirannide dei fiorentini reduci ormai da tanti anni di sottomissione al signore di turno. In questo senso il falò delle vanità del 7 febbraio 1497 ebbe un carattere rivoluzionario: bruciare tutto ciò che era simbolo di decadenza dei costumi significava eliminare i simboli del potere mediceo (ma anche di quello dei Borgia) che aveva corrotto le coscienze e costretto i fiorentini a vivere nel peccato.

Nel falò finirono specchi, cosmetici, vestititi lussuosi, strumenti musicali ma anche libri e dipinti che trattavano temi della mitologia classica dovevano essere distrutti. Pittori come Sandro Botticelli furono coinvolti da questo furore distruttivo e abbandonarono consapevolmente alcune loro opere sul rogo. Il fuoco avrebbe dovuto purificare le coscienze e far sì che nessun potere e soprattutto nessun tiranno si potesse interporre tra il popolo fiorentino e Cristo dichiarato suo Re. Il fuoco che aveva utilizzato contro la lussuria e il disordine morale, un anno ridusse in cenere il suo corpo. Il 23 maggio 1498 Girolamo Savonarola fu infatti impiccato e arso in piazza della Signoria.

Dopo la seconda cacciata dei Medici  e il ritorno alla Repubblica, i sostenitori del frate di Ferrara incisero la formula della proclamazione di Cristo Re sulla facciata di Palazzo dei Priori

Iesus Christus rex Fiorentini populi S.P. Decreto Electus

La frase, rivoluzionaria, fu corretta da Cosimo I nel momento in cui conquistò il potere assoluto qualche anno più tardi:

Rex Regum et Dominus Dominantium

 

DANIELE NICCOLI

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