8 luglio 1524 – Lettera di Giovanni da Verrazzano a Francesco I

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Giovanni da Verrazzano
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

8 luglio 1524 – Lettera di Giovanni da Verrazzano a Francesco I

Nel 1485 nel castello di Verrazzano in prossimità di Greve, nacque da Pier Andrea e da Fiammetta Capelli, Giovanni detto appunto da Verrazzano, uno dei più noti navigatori italiani. Per conto del re di Francia Francesco I esplorò molte zone della costa atlantica del Nuovo Mondo alla ricerca di un passaggio verso le Indie.

Nel 1523 parti con quattro navi dal porto francese di Dieppe, ma a causa di una tempesta e poi di uno scontro con alcune navi spagnole rimase con una sola caravella, La Delfina. Con essa raggiunse Madera da dove il 17 gennaio 1524 partì finalmente per l’America. Nel marzo successivo toccò terra nei pressi dell’attuale Capo Fear che egli chiamò punta dell’Olivo. Dopo una breve sosta iniziò a risalire verso nord. I dettagli del suo viaggio sono descritti nella lettera dell’8 luglio 1524 che il da Verrazzano scrisse a Francesco I al termine del viaggio di ritorno che si era concluso a Dieppe in Normandia. Relativamente ai ricordi del 17 aprile precedente così ebbe a scrivere:

trovammo un sito ameno, posto tra due piccoli colli eminenti,
in mezzo de quali correva al mare una grandissima riviera,
la quale dentro la foce era profonda  (Giovanni da Verrazzano)

Era la sua maniera di illustrare quella che oggi è chiamata baia di Hudson (dal nome de navigatore inglese che, però, vi giunse sessant’anni dopo).

Insomma si può ben dire che il primo cittadino di New York sia stato un fiorentino. Il riconoscimento della sua impresa è stato un po’ tardivo e solo nel 1964 la metropoli americana ha deciso di dedicare all’esploratore fiorentino un ponte che congiunge Staten Island con Brookliyn. Il famoso ponte de “La febbre del sabato sera”.

La storia non si fa con i se, ma fosse stata solo un poco più giusta magari oggi avremmo una Firenze Nova invece che una New York, una via delle Belle Donne invece che Wall Street. E non si creda che questa idea sia peregrina perché nelle carte geografiche disegnate da Girolamo, il fratello di Giovanni, si trovano luoghi battezzati come Impruneta, Monte Morello, San Miniato, Careggi, Orti Oricellari e così via.

Giovanni si rese protagonista di altri due viaggi transoceanici. Secondo la testimonianza del fratello durante il secondo, nel 1528, raggiunse prima la Florida e poi un‘isola del mar delle Antille, forse Guadalupa. Qui Giovanni e altri sei marinai furono aggrediti dagli indigeni, uccisi, fatti a pezzi e infine divorati sotto gli occhi dei loro compagni.

Daniele Niccoli

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