8 marzo 1494 – Nasce Rosso Fiorentino

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Firenze 365

Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

8 marzo 1494 – Nasce Rosso Fiorentino

Disegnò il Rosso nella su giovinezza al cartone di Michele Agnolo,
con pochi maestri volle stare all’arte
avendo egli una certa sua opinione
contraria alla maniera di quegli   (Giorgio Vasari)

Con queste parole Giorgio Vasari tracciò un profilo quasi esaustivo di Giovan Battista di Jacopo di Gasparre ovvero del Rosso Fiorentino. In effetti lo studio del cartone della battaglia di Cascina di Michelangelo influenzò notevolmente la sua formazione. Le costrizioni classiciste cui si erano già ribellati i grandi maestri (Leonardo, Raffaello e Michelangelo) rappresentarono per il Rosso una tradizione da cui era assolutamente necessario distaccarsi.

Si formò presso la bottega di Andrea del Sarto, ma raramente fu in sintonia con il maestro. Rispetto a lui il Rosso usò il movimento delle figure in maniera più brutale e i colori in modo più innaturale esprimendo un mondo più inquieto e tormentato.

Emblematico è il caso della Madonna col Bambino che Leonardo Buonafede, spedalingo di Santa Maria Nuova commissionò al Rosso nel 1518. Secondo il Vasari, il Buonafede, alla vista della tavola, sarebbe fuggito inorridito perché i santi erano stati raffigurati in modo da sembrare altrettanti diavoli.

Ugualmente provocatorio fu lo Sposalizio della Vergine in cui raffigurò San Giuseppe come un bel giovane e non, come vuole la tradizione, come un vecchio incapace di intaccare la verginità di Maria.

Insomma dissacratore fino al limite della blasfemia. Per la sua eccentricità e il suo anticonformismo fu accostato al Pontormo, suo coetaneo, ma da cui lo dividevano le idee politiche. Rosso era un fervente repubblicano e ammiratore di Savonarola e quindi non fu molto apprezzato nella Firenze medicea, e nella Roma di Clemente VII.

Nel 1530 decise di trasferirsi in Francia alla corte di Francesco I. A Fontainbleau divenne pittore di corte e capo generale di tutte le fabbriche reali. Trovò in Francia quelle soddisfazioni, anche economiche, che gli erano state negate in Patria. La fortuna gli arrise per circa dieci anni, poi, come succede spesso in questi casi, il rapido declino e la fine.

Non esistono fonti francesi che descrivono la sua morte e quindi ci dobbiamo rifare al solito Vasari: il Rosso avrebbe ingiustamente accusato di furto il suo amico pittore Francesco Pellegrino che per questo motivo avrebbe subìto anche la tortura; la reazione violenta dell’accusato e i sensi di colpa, avrebbero spinto il Rosso al suicidio con un potente veleno. Era il 14 novembre 1540. Negli incarichi a corte gli successe Francesco Primaticcio che proseguì l’opera del Rosso contribuendo all’introduzione del manierismo italiano in Francia.

DANIELE NICCOLI

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