Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)
Sesto giorno per giorno
30 agosto 1953 – Tu vuo’ fa’ l’americano
Sestograd, uno stato d’animo. Così recita la pagina Facebook di un gruppo di sestesi che negli anni 20 del Duemila non solo fanno l’occhiolino ad ‘antiche’ ideologie ma si fanno anche promotori della vendita di magliette con i nomi dei quartieri di Sesto. Una buona idea, ma non innovativa. Ci avevano già pensato i ragazzi della Pallavolo Sestese che nell’estate del 1953 si trovarono a sfidare la nazionale degli States in tournée in Europa. Gli americani erano possenti ed eleganti e ognuno di loro portava sulla maglia la scritta con lo Stato di provenienza. Perché non fare altrettanto? Qualcuno ci pensò, ma i mezzi erano pochi e alla fine non se ne fece di niente.
Non sapevamo che gli americani si sarebbero presentati con quelle divise. Se lo avessimo saputo prima, avremmo potuto giocare con le maglie con su scritto Querceto, Colonnata, Padule, Quinto, Sotto i’treno ecc…. (Giuliano Giachetti nell’intervista a TuttoSesto del 7 novembre 2018)
Per Sesto ospitare la nazionale statunitense fu un grande onore e le cronache del tempo parlano di clima di grande amicizia con le due squadre ricevute in Comune. Sesto però era già Sestograd e per molti cittadini quell’incontro assunse anche un significato ideologico. Chissà, per esempio, cosa passava per la testa di Adriano Rimorini allenatore e assessore comunale per il Partito Comunista Italiano, prima della partita. Con quasi dieci anni di anticipo sul muro di Berlino due blocchi si trovavano divisi da una rete, alla Lucciola di Sesto. L’attesa era grande e il pubblico accorse numeroso:
All’epoca la pallavolo era molto sentita. Quando le persone seppero che sarebbero arrivati gli americani, corsero in massa a vederci. Non cascava un chicco di panìco da quante persone c’erano (Giuliano Giachetti nell’intervista a TuttoSesto del 7 novembre 2018)
Non mancarono scene di bon ton visto che, per senso di ospitalità, la Sestese accettò di giocare con il pallone degli avversari
Per ospitalità scegliemmo di giocare con il pallone di gomma, quello utilizzato dagli americani. Noi, invece, usavamo, quello di cuoio, molto più pesante. Il pallone di gomma ci scivolava dalle mani, non riuscivamo a palleggiare da quanto era leggero. Commettevamo spesso la doppia trattenuta. In più come arbitro c’era un fiorentino bischero che non considerò che si trattava di una semplice partita amichevole. Era molto rigido. Perdemmo quasi senza giocare, ci fischiava tutte le doppie trattenute e all’epoca non c’era il bagher. Mi ricordo ancora il cognome dell’arbitro: Begl’Omini (Giuliano Giachetti nell’intervista a TuttoSesto del 7 novembre 2018)
La squadra di Sesto era forte. Giachetti aveva già debuttato in Nazionale. Altri lo avrebbero fatto negli anni successivi, ma il divario era netto e non sempre Davide riesce a sconfiggere Golia. Quell’ultima domenica di agosto gli americani ebbero la meglio per 3-0. La rivoluzione poteva attendere, ma niente era perduto perché Coppi (lui sì, comunista vero) intanto aveva vinto il Campionato del mondo di ciclismo a Lugano. Ce n’era abbastanza per festeggiare con un chinotto o con una cedrata al bar della Lucciola.
Daniele Niccoli