8 febbraio 1944 – La strage del Collegino di Colonnata

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Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia

Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

8 febbraio 1944 – La strage del Collegino

Nel 1943, in pieno periodo bellico, la marchesa Maria Teresa Pacelli, cugina di secondo grado di papa Pio XII, dopo aver preso accordi con la Congregazione di Don Orione, decise di utilizzare le scuderie della villa di Colonnata per la realizzazione di un ricovero per i bambini appartenenti a famiglie indigenti. Fu chiamato collegino di San Pietro e fu inaugurato il 21 novembre dall’arcivescovo Elia Dalla Costa. A dirigerlo fu chiamato il romagnolo don Ezio Giovannini cui furono affiancati don Nazzareno Malfatti e il giovane chierico Teofilo Tezze. I bambini, in età compresa fra i 6 e 12 anni, erano poco meno di trenta. Il più giovane di tutti era Alduccio Coletti che aveva cinque anni e mezzo cui fu comunque concesso, in via straordinaria, di frequentare, insieme agli altri ragazzi, la scuola di Quinto.

Il fronte intanto si avvicinava e durante l’inverno del 1944 Firenze fu sottoposta a numerosi bombardamenti da parte degli alleati. In teoria dovevano essere colpiti obiettivi strategici, ma le bombe, si sa, non sono mai intelligenti e capita spesso che cadano nel posto sbagliato. E’ proprio quello che successe l’8 febbraio 1944 quando gli ordigni alleati iniziarono a fare vittime nella zona del Poggio Imperiale. Tra queste anche la celebre cantante lirica Lina Cavalieri che pur non essendo particolarmente dotata dal punto di vista canoro, aveva riscosso, negli anni precedenti, un successo travolgente grazie alla sua bellezza. Si narra che negli anni del suo massimo splendore abbia ricevuto 870 proposte di matrimonio e che sette dei respinti si siano addirittura suicidati. Nel dopoguerra a far rivivere la sua bellezza ci pensò Gina Lollobrigida in un film che non poteva non chiamarsi La donna più bella del mondo.

I bombardieri alleati continuarono il loro volo funesto verso Sesto dove, intorno alle 11, suonò l’allarme aereo. Don Ezio Giovannini si era recato in centro con due dei ragazzi più grandi a far provviste di patate e così toccò a Teofilo Tezze correre verso la scuola di Quinto per portare i bambini in salvo. Nei momenti di terrore è difficile mantenere la giusta lucidità e così invece che dirigersi al rifugio della fabbrica Ginori il gruppo di bambini guidati dal giovane chierico imboccò via delle Porcellane dove esattamente alle 11 e 20 esplosero le bombe maledette.

L’impatto fu così violento, che resti di vestiti e brandelli di corpi furono ritrovati a duecento metri di distanza dal luogo della deflagrazione. Tezze con un disperato quanto inutile gesto cercò proteggere con il proprio corpo il piccolo Alduccio. Nonostante i tentativi che si protrassero cinque giorni, di tre di quei bambini non fu ritrovato niente.

Secondo la ricostruzione di Don Giovannini dei piccoli che frequentavano il collegino se ne salvarono solo cinque: uno perché era rimasto a letto malato, uno che era momentaneamente a casa,  i due che si trovavano con lui e Dino Banchelli (Perore) che si era fermato ad allacciarsi una scarpa. Secondo un’altra testimonianza uno dei bambini che si salvò fu Lamberto Chiesi.

Questi i nomi dei bambini che quel triste 8 febbraio persero la vita insieme Teofilo Tezze: Giacomo Arrighetti, Gaetano Balsamo, Littorio Barinci, Romano Baroni, Oscar Bellò, Aldo Colletti, Brunellesco Cantini, Fabio Capaccioli, Marcello Cappellini, Romano Innocenti, Valdemaro Mastreucci, Piero Marconi, Piero Moretti, Silvano Mazzanti, Raffaele Oleandro, Gino Orvieto, Giuseppe Parigi, Marcello Ragionieri, Remo Tani, Romano Tarli, Athos Toccafondi, Luciano Toccafondi, Simone Vannella.

I funerali si svolsero il 13 febbraio nella Chiesa di San Romolo a Colonnata. La città si fermò a rendere omaggio alle piccole bare disposte a quattro a quattro all’interno della Chiesa stessa. Secondo Don Silvano Nistri la fotografia che immortala quel momento è indiscutibilmente la più impressionante della storia di Sesto. Le salme furono infine trasportate al cimitero maggiore su carri trainati da cavalli e accompagnate da tutta la popolazione.

Sesto com’era

La sorellina di una delle piccole vittime annotò questi fatti terribili nel suo diario. Grazie a una lettrice di tuttosesto.net il documento è stato recentemente reso pubblico e oggi è conservato presso la biblioteca Ragionieri.

Nel 1944 il dì 8 Febbraio
23 bimbi fra i 5 e i 12 anni di età , appartenenti ad un collegio nei pressi di Colonnata.
Bimbi a cui, a qualcuno era morto il padre o la madre o entrambi.
Andavano alla scuola di Quinto, e quel giorno sopra scritto, alle ore 11e 30 del mattino, il sacerdote che si trovava con loro per la strada era andato a prenderli, causa le sirene di allarme.
Credeva di portarli al sicuro, mentre erano quasi giunti al collegio cominciarono i bombardamenti, cadde una bomba che non esplose ma la seconda fece una strage, una cosa allucinante.
Pezzi di gambe e di braccine, chi era addirittura a pezzetti irriconoscibili, una vera tragedia.
Misericordie, lettighe, un andirivieni di parenti.
Si sentivano urla e lamenti.
Le ricerche proseguirono per giorni e giorni, alcuni erano in ospedale, altri in briciole e non si poteva riconoscerli.
Per strada si incontravano solo autoambulanze, gente che urlava e chiedeva dei bambini e si sentivano rispondere che erano tutti morti, scene indescrivibili.
La gente che giungeva sul posto era una cosa straziante, pezzi di carne dei bimbi sparsi per strada, tutti neri, tutti affumicati, sembravano pezzi di carbone.
I muri tutti giù, nessuno riusciva a riconoscere i propri bambini, l’unico indizio o le scarpine o un lembo di maglia, una camicina ecc.
Giorni di ansia, di ricerca e di disperazione.
I familiari andavano dall’ospedale al cimitero, poiché dicevano che alcuni erano ancora vivi, in ospedale o al cimitero poiché tutti i miseri resti che trovavano di volta in volta li portavano lì nella stanza mortuaria .
Poiché la bomba li aveva scaraventati anche distanti, alcuni rimasero sotto le macerie dei muri.
Insomma dopo tutto questo andare di qua e di là furono ritrovati anche i pezzi e ricomposti un po’ alla meglio.
La Cappugi Fedora, con due figli piccoli e vedova, aveva messo in collegio solo da due mesi suo figlio Parigi Giuseppe di anni 8, perché c’era la guerra, c’era la miseria, ma soprattutto per la scuola.
Ogni Domenica tornava a casa, era tornato a casa anche quella Domenica ed il Martedì mattina, dopo poco più di un giorno, lo ritrovò tutti in pezzi, una gamba da una parte, una dall’altra, la testina spezzata, c’era solo il busto.
Gli altri pezzi furono ritrovati a parte, come anche molti altri bimbi.
Si salvarono solo due bimbi, uno perché si era fermato ad allacciarsi una scarpa, l‘altro era ancora più lontano.
Con questi bimbi muore pure il sacerdote Tezze Teofilo di appena 21 anni, era molto giovane.
Dopo giorni e giorni di ricerche affannose, di disperazione, raccolti tutti i resti, riuscirono a ricomporre qualcosa, ma ci volle molto tempo e alla fine furono riconosciuti tutti.
E poi la cerimonia in chiesa, madri che svenivano, urla strazianti, una madre ne aveva perduti due insieme.
Delle scene da non potersi descrivere tanto erano veramente strazianti, nessuno può capire se non chi le ha vissute.
Mentre i bimbi tornavano da scuola e gli aeroplani già ronzavano sopra, una bomba è caduta e non è esplosa.
Tutti i bimbi urlavano forte, un’altra bomba li ha portati alla morte.
Il fratellino mio, che amavo tanto, l’hò perso e non lo posso più vedere.
So che è morto e mi si spezza il cuore.
Oh gente, anche se avete il cuore di pietra ma questo fatto muove a compassione.
24 innocenti morti nell’ incursione.
Questi bimbi ed un giovane sacerdote di soli 21 anni hanno perduto la vita per causa della guerra e di odio fra gli uomini”.

DANIELE NICCOLI

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