— C’era una volta….
— Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.
— No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta… la ‘Piana di Sesto Fiorentino’.
Mi permetto di parafrasare Lorenzini perché voglio ancora immaginare una Piana di Sesto viva e vigorosa proprio come dimostrò di esserlo quel pezzo di legno protagonista de “Le avventure di Pinocchio”.
E’ piccola, malconcia, malaticcia, ma la Piana di Sesto è anche l’ultimo baluardo verde contro l’incessante aumento del cemento e del mattone. Il nuovo aeroporto rappresenterà (se rappresenterà) la colata definitiva, il sepolcro che non possiede neanche la dignità del marmo.
Non sono un ambientalista esasperato. Sono semplicemente uno che immagina uno sviluppo sostenibile e meno minaccioso. Che pensa che non si debba sacrificare proprio tutto in nome degli interessi economici (di pochi, tra l’altro). Per questo oggi sarò al Polo scientifico a esprimere il mio dissenso. Spero di essere in numerosa compagnia nonostante il silenzio da parte della grande stampa. Di sicuro sarà una bella compagnia.
Saremo decine? Centinaia? Migliaia? Speriamo anche di più perché il numero è importante quando si deve dimostrare che niente è ineluttabile, che le decisioni, quando sono sbagliate, si possono anche cambiare. E non è un disonore.
Facciamolo per i nostri figli, per i nostri nipoti, facciamolo per gli aironi o per le salamandre, ma facciamolo.
“Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche” (Toro Seduto)
DANIELE NICCOLI