Comitato alberi: “Con la nuova Coop svilito e deturpato il bene unico di Sesto, il Museo”

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Museo-Ginori

La Coop del Museo suona abbastanza strano.
Il parco del Museo, il giardino del Museo, l’orto botanico del Museo. A questo invece l’orecchio è amabilmente abituato, perché è consuetudine, tradizione radicata nella storia, nella cultura.
Sesto Fiorentino, a quanto pare, fa storia a sé.
Isola felice che si presta ad un’edilizia agile, rapida, ingorda.
Isola misteriosa, con tanti tanti cantieri, ma “zero consumo di suolo” nei volantini elettorali.
Isola fertile di cultura, magni-loquente nell’evento clou in assoluto: lo “Svuotacantine”.
Ma a Sesto e agli amministratori, questo splendido isolamento, un po’ British style, non bastava.
Non bastava e non basta avere una densità di supermercati e centri commerciali pari a 18 unità nel raggio di 4km.

Non bastava il Museo Ginori, lustro della storia della città. Riconosciuto il valore culturale altissimo, se ne è decretato lo stato di unicum a livello internazionale, in quanto museo della e nella Manifattura. Era il 2017.
Non è bastato. Si è andati oltre. Unicum nell’unicum: esiste un sito museale al mondo che sia murato su di un lato da un supermercato alimentare e che, a breve, dall’altro lato, si troverà oscurato da un condominio di cinque piani oltre ad un altro centro commerciale non alimentare come autorizzato dalla variante urbanistica? Sì. Perché non era mica finita qui…
Ecco, Sesto ha svilito, deturpato il bene unico che ha, il Museo-manifesto della propria storia artigiana.
L’occasione di investire nel futuro, nel rispetto di cultura e ambiente, è stata miseramente sprecata.
Forse sta tutto nell’ignoranza becera. C’è una bella differenza fra Storia, quella che può narrare un Museo, e storie. “Il museo ha tante storie da raccontare” cita il logo del redivivo Museo. In questo perfettamente allineato a storie altre: storie desunte dalla Genesi, tipo: “In principio fu il salvataggio della Manifattura ad opera di Coop”; poi la leggenda metropolitana di un’area da sfruttare secondo il precetto dello “zero consumo suolo” (altra storia); quindi la storia che la Coop sei tu (in molti infatti il cubone in cemento non lo volevano affatto), la storia che la Coop è “Vivi verde”, le storie diffuse a mezzo “Informatore” come gli articoli puntuali su orticelli scolastici sponsorizzati da Unicoop ecc. ecc.
Sesto questo si merita?
Nella Piana, diventata il comprensorio dell’acquisto compulsivo, si presta fede alle tante “storie” imbastite a regola d’arte. E si scorda la Storia, quella vera, lunga ben tre secoli, che potrebbe raccontare un Museo.
Che arretra, nella topografia e nell’immaginario collettivo.
Davanti c’è la nuova Coop, la Coop del Museo.

Comitato alberi

1 COMMENTO

  1. Sembra anche a me che noi abbiamo una propensione speciale per non valorizzare quello che abbiamo, a cominciare da Palazzo Pretorio a finire col Museo della Ginori che, almeno quello, doveva essere il nostro fiore all’occhiello. Probabilmente la colpa è nostra che non siamo abbastanza vigili.

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