Moschea a Sesto: Forza Italia presenta il quesito del referendum consultivo

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Forza Italia-moschea Sesto
Da sinistra: Stefania Celenza, Paolo Gandola, Maria Tauriello, Marco Allegrozzi, Paolo Giovannini, Jacopo Cellai

Volete che il Protocollo d’intesa e la deliberazione del Consiglio comunale siano modificati prevedendo che l’amministrazione comunale stipuli accordi solo dopo che la confessione religiosa islamica abbia regolato i rapporti con lo Stato, sulla base di intese, con le relative rappresentanze, secondo l’articolo 8 della Costituzione?“. E’ il quesito del referendum consultivo sulla realizzazione della moschea in via Pasolini che Forza Italia vorrebbe sottoporre ai cittadini sestesi nella prossima primavera.

Per completezza d’informazione riportiamo anche l’articolo 8: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze“.

Il quesito è preceduto da un’introduzione esplicativa: “L’amministrazione comunale di Sesto Fiorentino vuole consentire la realizzazione della Grande Moschea e del Centro culturale islamico in via Pasolini, con riferimento alla Deliberazione di Consiglio comunale n. 187 del 19-12-2017 avente per oggetto ‘Approvazione atto di indirizzo e presa d’atto del protocollo d’intesa tra il Comune di Sesto Fiorentino, l’Arcidiocesi di Firenze, l’Università degli Studi di Firenze, l’Associazione per la Moschea di Firenze (AMF)’ e al Protocollo datato 22 dicembre 2017 di cui si riferisce la deliberazione“.

Gli esponenti di Forza Italia accusano l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Lorenzo Falchi di frettolosità e di scarsa informazione. Il quesito si basa, in sostanza, sul seguente principio: quando le rappresentanze della cultura e della religione islamica si saranno messe in regola con la Costituzione italiana, si potrà parlare della realizzazione della moschea.

È una giornata storica per Sesto, ho appena depositato le 55 firme per il referendum, mai richiesto fino adesso. A Sesto è mancato il percorso di condivisione sul progetto di realizzazione della moschea – ha detto Maria Tauriello, consigliere comunale a Sesto Fiorentino -. Il sindaco ha organizzato incontri a insaputa dei cittadini e del Consiglio comunale dove si è presentato solo con una delibera. Siamo avvezzi a questo modo di operare della giunta. Il lavoro alle spalle è stato lungo. Prima di tutto abbiamo cercato di capire il perché della realizzazione della moschea. Le risposte dell’imam Izzedin Elzir alla quarta Commissione consiliare sono state fumose. Abbiamo avuto una serie di incontri con i capigruppo per cambiare il regolamento del Consiglio comunale. Siamo orgogliosi di chiedere all’amministrazione comunale la promozione del referendum. Siamo disposti a rivedere il quesito, se dovrà essere modificato. Vogliamo che i cittadini siano coinvolti. L’accordo stipulato nel dicembre 2017 vale due anni, quindi siamo in scadenza. Ci sembra un quesito ragionevole, che guarda alla sostanza, cioè alla Costituzione. Realizzare in via Pasolini una moschea vuol dire creare un ghetto. È stato violato il diritto a vivere il proprio territorio. Attraverso il referendum noi restituiamo questo diritto ai sestesi. Vorremmo che anche le altre forze di opposizione partecipassero al referendum. Capiremmo quanto Sesto Fiorentino è democratica“.

“Forza Italia è un partito liberale, liberista e che crede ai valori della Costituzione, non ha niente contro coloro che professano la religione islamica – ha aggiunto Marco Allegrozzi, coordinatore comunale a Sesto -. Abbiamo raccolto 55 firme in un tempo relativamente breve, vuol dire che il tema della moschea è sentito dalla cittadinanza sestese. Sono convinto che avremo sostegno da parte di chi leggerà in maniera corretta il quesito, al di là dell’appartenenza politica. Vorremmo che la giunta interpreti in modo giusto la domanda, sarebbe un grande segno di democrazia e collaborazione tra forze politiche“.

Quali sono i prossimi passaggi burocratici? Una commissione composta da tre persone nominate dal sindaco (presidente-segretario generale e due esperti in materia) dovrà valutare la rispondenza del quesito. Dopo di che partirà, in caso di ok, la raccolta di almeno duemila firme in sessanta giorni. L’ultimo atto è l’eventuale approvazione da parte dei due terzi del Consiglio comunale.

Sugli istituti di partecipazione, come il referendum, il Comune di Sesto non è mai stato particolarmente attento. Solo Forza Italia può rivendicare il fatto di aver lavorato sodo sugli atti con l’obiettivo di mettere una pietra tombale su questo progetto“, ha dichiarato Paolo Gandola, consigliere in Città Metropolitana.

“Forza Italia è stato l’unico partito ad aver lavorato concretamente su questo tema – ha rivendicato Jacopo Cellai, capogruppo a Firenze -. La sinistra parla da anni di partecipazione, ma su questo progetto la partecipazione è mancata. Non mi sembra che Sesto abbia fatto meglio rispetto a ciò che è già successo a Firenze sul tema della trasparenza. Non vediamo nessun dato concreto. C’è poi l’aspetto dei finanziamenti da evidenziare: dobbiamo capire chi pagherà e da dove arriveranno i soldi”.

Chiediamo ai sestesi di partecipare a un’iniziativa di questo genere in modo che possano dire la loro. La religione islamica deve rispettare quanto dice la Costituzione italiana. Se il sindaco ha stipulato un accordo con un’associazione non riconosciuta, dobbiamo sottolineare questo fatto“, ha spiegato Paolo Giovannini, coordinatore provinciale.

“Non facciamo polemiche religiose e politiche. Vogliamo salvaguardare la democrazia e la libertà – ha spiegato l’avvocato Stefania Celenza che ha aiutato gli esponenti di Forza Italia a scrivere il testo del quesito referendario -. L’iniziativa del Comune di Sesto aveva due grosse censure: 1)la totale mancanza di conoscenza di cosa significhi centro culturale islamico da parte dei cittadini; 2)la totale assenza di garanzie che la cultura e la religione islamica rispettino i principi e i diritti fondamentali delle persone garantiti dalla nostra Costituzione“.

STEFANO NICCOLI

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