Per altre vie: “Docenti, studenti e famiglie alle prese con la Didattica a Distanza”

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Didattica a distanza

Torna l’appuntamento con la rubrica settimanale “Per altre vie” dedicata alla psicologia e curata da Emanuela Eboli. Se questi giorni ti stanno mettendo a dura prova, se hai bisogno di qualche piccolo consiglio per alleggerire e rendere più serene le giornate e il rapporto con i tuoi figli o se vuoi offrire una tua riflessione, la tua esperienza perché possa essere di aiuto a chi ci legge puoi scrivere a [email protected]. Gli articoli saranno pubblicati tutti i mercoledì.
Oggi parliamo di scuola, didattica a distanza e famiglie.

Da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus ed è stata sospesa la didattica in presenza, le scuole, con non poche difficoltà, si sono dovute attrezzare per avviare, così come richiesto dalla normativa, le attività di Didattica a Distanza.

Si tratta sicuramente di una modalità nuova, alla quale nessuno era abituato, una modalità che presenta molte criticità ma che offre anche degli spunti interessanti sui quali riflettere. Proviamo a farlo assieme.

La prima considerazione da fare è che forse più che la Didattica a Distanza abbiamo tutti bruscamente conosciuto una Didattica in Emergenza.

Questa riflessione parte dalla consapevolezza condivisa che la scuola non era pronta a gestire una tale modalità di insegnamento, non conosceva le Piattaforme, i Software….. Doversi tuffare in maniera totalizzante in questa nuova esperienza ha generato molti disagi e un carico di lavoro per i docenti che peraltro non riesce sempre ad essere percepito dalle famiglie che, dal canto loro, si trovano a gestire, mai come ora, i compiti educativi dei loro figli.

Un’altra considerazione amara riguarda i soggetti “deboli”; i bambini con bisogni educativi speciali e i bambini disabili sono stati quelli più fortemente penalizzati e ai quali non si è riuscito a dare sempre la risposta e il supporto voluto.

Collaboro con diverse scuole, dall’infanzia alle superiori e per ogni ordine e grado emergono poi complessità e esigenze condivise e altre che invece necessiterebbero di uno spazio di analisi e riflessione dedicato.

Alla scuola dell’infanzia è stato chiesto di affrontare la rivoluzione più grande. La relazione, la vicinanza, il contatto fisico, il gioco, le canzoncine, le ritualità, sono elementi cardine di questa esperienza educativa e ricostruire questi momenti per mezzo di un PC non è semplice. Inoltre il rapporto scuola/famiglia si è reso indispensabile: i bambini hanno bisogno di essere accompagnati e seguiti nei loro incontri con le maestre e nei piccoli lavoretti da svolgere a casa. La DaD nella scuola dell’infanzia dovrebbe quindi essere una didattica costruita a stretto contatto con la famiglia; i genitori vanno sostenuti, inclusi, è a loro che la scuola per lo più si deve rivolgere. Il rapporto con i bambini è fondamentale, serve per dare continuità all’esperienza educativa, al rapporto affettivo con i maestri e con i compagni, per far sentire che “nulla è cambiato”, che “la scuola c’è anche se non ci possiamo andare”.

La scuola primaria accoglie bambini che hanno età ed esigenze diverse ma anche competenze digitali differenti, che si rendono quasi autonome in quarta e in quinta elementare. Anche i docenti della Primaria devono quindi tessere un rapporto con la famiglia importante e costante perché il coinvolgimento dei genitori nelle attività di studio dei loro figli è ancora elevata.

L’incontro con i docenti e le video-lezioni sono essenziali. Interventi che dovrebbero coinvolgere i bambini in attività laboratoriali, che dovrebbero promuovere l’interazione cognitiva, l’apprendimento cooperativo, la valorizzazione delle competenze alla vita.

Alla scuola Media (secondaria di I° grado) i ragazzi sono più autonomi ma resta l’arduo compito delle famiglie di dover invogliare i figli a partecipare alle lezioni e di doverli stimolare a fare i compiti, trovandosi così a gestire conflitti quasi quotidiani.

I professori vivono sotto la pressione del “programma” ma si accorgono che la classe non sempre è attenta alla lezione. Anche per le scuole Medie dovremmo trovare il coraggio di stravolgere qualche paradigma. La lezione frontale non sempre funziona, si rende quindi necessario promuovere nuove strategie per rendere la lezione più partecipata. (es. lavoro in piccoli gruppi, costruzione di mappe concettuali condivise, attività esperienziali e di gioco…)

Le scuole superiori (secondarie di II°) puntano molto all’autonomia degli studenti e possono osare qualcosa in più, grazie anche all’attitudine dei loro alunni ad utilizzare gli strumenti digitali. I ragazzi vanno responsabilizzati con compiti che li vedano protagonisti attivi della loro esperienza formativa. I lavori di ricerca e gli elaborati, in special modo se in sottogruppi, sono assolutamente da privilegiare.

Accanto alle difficoltà peculiari delle diverse scuole, Infanzia, Primaria, Media e Superiore, vi sono delle difficoltà che hanno coinvolto tutti indistintamente.

La prima criticità con cui ci siamo dovuti confrontare è stata la scarsa digitalizzazione del nostro Paese; a questo si sono aggiunti i problemi organizzativi della famiglie e della scuola.

Molte famiglie, comprese quelle dei docenti, hanno più figli che devono collegarsi e in molti casi anche i genitori si sono ritrovati a dover lavorare in modalità  smart – working. Si sono dovuti risolvere i problemi legati ad una connessione non sempre perfetta e la difficile condivisione di luoghi e strumenti di lavoro.

Queste le premesse non troppo felici. Di settimana in settimana però stiamo tutti prendendo maggior dimestichezza con piattaforme, video – lezioni, quiz e schede di lavoro.

Inoltre stiamo passando dalla Didattica in Emergenza a conoscere meglio alcune funzioni della Didattica a Distanza, che potranno essere utili anche quando si ritornerà a scuola.

Una grossa sfida che la scuola ha dovuto affrontare è stata quella dell’inclusione. Ai docenti è stato chiesto di raggiungere tutti quegli studenti che avevano smesso di frequentare le lezioni e questa esperienza li ha avvicinati come mai prima a loro, i ragazzi lo sanno e ne hanno sentito l’abbraccio anche se a distanza.

In questi mesi poi si è dovuto ripensare alla didattica in generale e in particolar modo all’e-ducazione e alla formazione. Troppo spesso infatti si pensa alla didattica come trasmissione di conoscenze e di contenuti con il rischio di perdere il valore soggettivo dell’esperienza di apprendimento. Il compito del docente è quello di stimolare l’apprendimento, la ricerca, attraverso il lavoro sulle conoscenze disciplinari, sulle competenze disciplinari e sulle competenze trasversali alle materie.

E-ducare vuol dire condurre da dentro a fuori. L’insegnante è quella guida che, attraverso l’insegnamento delle discipline e attraverso l’educazione e la formazione consente allo studente di prendere maggiore consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda.

Questa immagine legata alla figura dell’insegnante porta con sé l’immagine dello studente che apprende come esploratore, attivo, alla ricerca di luoghi nuovi da scoprire.

Interrogarsi sulla Didattica a Distanza ha obbligato tutti a ripensare quindi alla didattica.

In questa difficile organizzazione, ci si è chiesto come conservare il senso di appartenenza, la partecipazione, l’empatia, il coinvolgimento, l’amicizia, le interazioni che caratterizzano la vita scolastica, come accogliere il bisogno degli studenti di parlare di sé e di “come si sta”. Queste riflessioni dovremmo portarle con noi anche quando si rientrerà a scuola. Metter mano ai programmi, ridurli, dare valore al “come” più che al “quanto”, adattare la lezione a coinvolgere anche chi mostra più difficoltà, pensare a momenti di incontro individuali o in piccoli gruppi, lavorare con la classe in maniera più attiva, dinamica, partecipata, dando ruoli e responsabilità agli studenti, se è una metodologia indispensabile per la DaD ma lo dovrebbe diventare anche per la didattica in presenza. E in più, le criticità che docenti e genitori stanno ponendo oggi sulla questione relativa alla valutazione portano a ripensare al valore stesso della valutazione e a come questa dovrebbe essere di tipo formativo e tesa a valutare tante competenze, non solo quelle disciplinari. La DaD ci sta costringendo ad interrogarci criticamente sul senso della valutazione espressa in voti di merito.

A queste considerazioni sarebbe utile aggiungere le vostre.

Le vostre esperienze di questi mesi, come docenti e come genitori, le difficoltà riscontrate, quelle superate, le riflessioni, le idee, i suggerimenti, sono contributi importanti e necessari per prepararsi al prossimo anno scolastico:

Come sono andate queste settimane?
Quali sono state le difficoltà e quali gli elementi di crescita che avete vissuto?
E la scuola cosa potrebbe aver appreso da questa esperienza?”.

EMANUELA EBOLI

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