27 agosto 1899 – Pilade Biondi primo sindaco socialista

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Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

27 agosto 1899 – Pilade Biondi primo sindaco socialista

L’ondata repressiva che fece seguito ai moti del 5 maggio 1898 e il perdurare di una crisi economica che colpiva le classi più deboli favorì l’alleanza fra le forze popolari che intercettavano i malumori della cittadinanza.

Repubblicani e socialisti, in vista delle elezioni suppletive del 1899, costituirono il Comitato dei Partiti Popolari e si presentarono uniti alle consultazioni ben decisi a conquistare la maggioranza. L’affluenza alle urne superò di gran lunga quella delle precedenti elezioni amministrative e la vittoria dei candidati popolari fu schiacciante. Il primo degli eletti, il socialista Pilade Biondi, con i suoi 817 voti, quasi doppiò il primo dei candidati della lista dei moderati: il marchese Ginori, per altro in parte screditato dalla recente cessione della Manifattura.

Così ricorda l’evento Enrico Giusti decoratore della Manifattura Ginori nei suoi Lunari, brevi appunti in cui vengono raccontate le cose che a lui apparivano importanti e che a noi ora restituiscono qualche immagine di un mondo scomparso:

 “A Sesto elezione comunale che la vittoria toccò ai socialisti”.

Il cambiamento fu radicale. Fino ad allora ad amministrare erano stati notabili e ricchi possidenti che consideravano la carica politica come un diritto inalienabile che non comportasse nessun dovere. Lo dimostrano le ripetute assenze non giustificate dei consiglieri Ginori e Corsi-Salviati nel 1890.  Molti di loro non risiedevano nel Comune e ritenevano impensabile che le decisioni del governo locale non si incrociassero con i loro interessi personali. Non avevano, in definitiva, nessuna consapevolezza dei problemi dei cittadini che stavano amministrando. Questo ridusse in maniera significativa il loro prestigio anche agli occhi dell’elettorato più moderato e li condusse ad una pesante sconfitta. Viceversa nel fronte socialista militavano uomini della piccola borghesia locale, del commercio e poi, col passare degli anni, sempre più numerosi furono gli artigiani e gli operai. Risiedevano nel Comune ed erano più appassionati ai problemi della vita locale.

Contrariamente a quanto comunemente sostenuto, Pilade Biondi non fu il primo sindaco socialista della Toscana. Prima dei sestesi erano stati i socialisti di Colle Val d’Elsa a conquistare il Comune. Ad essi, al deputato Giuseppe Pescetti e al programma minimo socialista si ispirarono i primi amministratori socialisti sestesi, molto motivati, ma anche poco preparati alla gestione della cosa pubblica.

Nonostante l’inesperienza, i nuovi amministratori seppero da subito imprimere una svolta alla politica locale con una serie di misure fiscali che interessarono i ceti più abbienti: tassa sui domestici e sul suolo pubblico, migliore applicazione della tassa sui cani, sovraimposta sulla rendita fondiaria e tassa sulla famiglia. Quest’ultima fu applicata al limite massimo, 300 lire, nel 1902 e poi aumentata a 400 nel 1903. Questa operazione incise soprattutto sui grandi proprietari e permise all’amministrazione comunale di esentare dal pagamento un maggior numero di famiglie appartenenti ai ceti meno abbienti. L’incremento delle entrate favorì la realizzazione delle opere di urbanizzazione e l’adozione di alcune misure igienico-sanitarie necessarie a tutta la popolazione.

Gli oppositori presentarono ricorso alla Giunta Provinciale Amministrativa che, in effetti, bocciò molti dei provvedimenti, ma che niente poté nei confronti della riforma fiscale considerata del tutto legittima. Tra i provvedimenti più emblematici vi fu anche l’introduzione dell’orario ridotto per i dipendenti comunali nella giornata del primo maggio e il rifiuto di intitolare la piazza del comune al re Umberto I ucciso in un attentato il 20 luglio 1990.

La Giunta Provinciale riuscì invece a far cancellare dal bilancio comunale il mutuo che sarebbe servito per la costruzione di un edificio scolastico. L’amministrazione comunale di Sesto Fiorentino era l’unica della provincia di Firenze a essere guidata dai socialisti e così godeva dell’attenzione ‘particolare’ della prefettura e della Giunta Provinciale. La politica di scolarizzazione e di lotta all’analfabetismo fu, però, solo rallentata

Il momento di massima crisi tra le istituzioni si raggiunse con il decreto di scioglimento dell’amministrazione comunale da parte del prefetto. Le motivazioni erano prettamente politiche, ma il pretesto fu ricercato nel ricorso presentato da un medico sospeso nelle sue funzioni perché dichiarato inadempiente. Fu così che Sesto ebbe il suo primo commissario prefettizio, ma durò poco. Le elezioni del 1900 confermarono la supremazia della coalizione socialista-repubblicana e Pilade Biondi tornò a fare il sindaco. I socialisti avrebbero governato Sesto fino all’avvento del fascismo.

DANIELE NICCOLI

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