12 marzo 1530 – Il doppio duello di Poggio Imperiale

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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

12 marzo 1530 – Il doppio duello di Poggio Imperiale

L’assedio di Firenze del 1530 fu un tragico evento della storia fiorentina in cui si alternarono episodi di puro eroismo e vili atti di tradimento. La drammatica vicenda fu utilizzata anche per sanare alcune questioni personali. Ad esempio, Lodovico Martelli, un esponente repubblicano, prendendo a pretesto il tradimento della Patria, sfidò Giovanni Bandini, un fuoriuscito del partito filo mediceo. In realtà, secondo la testimonianza di Benedetto Varchi, a dividere i due contendenti più che la politica e gli interessi della città era l’amore per Marietta de’ Ricci, peraltro moglie di Niccolò Benintendi.

La Repubblica Fiorentina e Filiberto di Chalons Principe d’Orange, comandante degli imperiali, decisero che il combattimento avrebbe potuto aver luogo soltanto se ciascun duellante si fosse procurato un compagno. A fianco del Bandini si schierò allora un altro fuoriuscito, Bertino degli Aldobrandini, mentre a sostenere la causa del Martelli si dispose Dante da Castiglione, uno dei maggiori esponenti del partito degli Arrabbiati, il più ostile ai Medici che, grazie alle manovre di Clemente VII e all’appoggio delle truppe di Carlo V, contavano di riprendere il controllo della città.

La disfida si svolse il 12 marzo 1530 ai piedi di monte Baroncelli (l’attuale Poggio Imperiale) e terminò con un morto per parte. Il primo a cadere, per mano del Bandini, fu proprio Ludovico Martelli che sopravvisse poche ore alla ferita. L’episodio fu illustrato in un quadro di Francesco Coghetti, oggi conservato nella Galleria d’Arte Moderna di Roma.

Dante da Castiglione invece riuscì a sconfiggere lo sfidante con una fatale stoccata che costò la vita all’Aldobrandini. L’episodio gli procurò una discreta fama tanto che nel luglio successivo fu eletto capitano della milizia. La spada della famosa stoccata è stata conservata dai discendenti di Dante nel castello di famiglia nei pressi di Cercina fino alla metà dell’Ottocento prima di essere venduta all’asta.

L’episodio del doppio duello è stato ripreso da diversi autori. Agostino Ademollo nel 1840 ne trasse il suo Marietta de’ Ricci ovvero Firenze al tempo dell’assedio, mentre Gian Domenico Guerrazzi lo utilizzò ne L’assedio di Firenze per risvegliare nei lettori l’amore per la Patria.

Tu ti chiami Aldobrandi e sei fiorentino,
perché dunque Dante da Castiglione
t’incontra nel campo nemico?
Vedi! nella mano mi tentenna la spada
pensando che sta per versare sangue cittadino   (Gian Domenico Guerrazzi)

DANIELE NICCOLI

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