14 luglio 1944 – La battaglia degli Scollini

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Foto tratta dalla pagina Facebook di Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto.

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

14 luglio 1944 – La battaglia degli Scollini

Nell’estate del 1944 i partigiani intorno a Firenze, ormai così numerosi da formare una Divisone, si spostarono sul Pratomagno per preparare la liberazione di Firenze. Alcune piccole formazioni, avendo perso i contatti con il grosso delle truppe si riorganizzarono invece sul Monte Morello dando vita alla Brigata Fanciullacci guidata dai fratelli Cosi.

Nella mattinata del 14 luglio, proprio per stanare questa formazione, fu condotta un’operazione di rastrellamento da parte dei militari tedeschi.

Un gruppo di partigiani, ricevuta la notizia che i contadini della zona erano minacciati dai nazisti e che uno di essi, Emiliano Cresci, era stato ucciso,decise di scendere verso i Seppi. Giunti in prossimità degli Scollini fu però sorpreso dal fuoco nemico.

Secondo la testimonianza del partigiano Leandro Agresti (Marco) più che di una battaglia si trattò di un’esecuzione visto che i nazifascisti aspettavano, con le mitragliatrici spianate, la colonna partigiana in una zona che allora, a differenza di adesso, era priva o quasi di vegetazione.

Nella zona della fonte dei Seppi ci fu una falsa fucilazione che indusse i partigiani a scendere dalla selletta fra la seconda e la terza punta dove erano accampati. La zona dell’abetina allora era completamente diversa. Di alberi ce n’erano pochi e bassi e i partigiani si trovarono allo scoperto sotto il fuoco nemico. Sicuramente ci fu una spiata. Sta di fatto che non ebbero neanche il tempo di togliere la sicura dei fucili. Non fu una battaglia, ma un’esecuzione.

Al termine dello scontro a fuoco rimasero sul terreno undici partigiani: Egizio Fiorelli (Baffo), Lando Stefani (Agnellone), Raffaello Biancalani (Macchi), Aristodemo Poli (Prato), Osvaldo Monselvi (Bando), Roberto Lumini (Tom), Emilio Sarti (Stracchino), Pietro Ferrantini (Stoppa), Pietro Buganelli (Gnagnero), Silvano Mazzoni (Scorza) e Corrado Frigidi (Corrado).

Si salvò solo Silio Fiorelli (Saltamacchie) che inizialmente fu protetto da un rialzo del terreno e poi, approfittando della polvere sollevata dalle bombe a mano, riuscì ad allontanarsi strisciando fra gli arbusti senza mai alzarsi in piedi.

Secondo la testimonianza rilasciata alla figlia da Fernando Bucelli (Grillo), anche lui si sarebbe miracolosamente salvato. Era stato inviato a Sesto per gli approvvigionamenti, ma, una volta arrivato a Morello si sarebbe insospettito perché le sentinelle non avevano risposto al segnale convenzionale, il verso del grillo. Il tempo di rendersi conto del pericolo che si scatenò l’inferno.

Grillo e Marco hanno sempre convenuto sull’ipotesi del tradimento.

Lo stesso giorno su monte Morello i nazi-fascisti uccisero anche: Nello Braccesi (Biondo), Alfredo Landi (Medoro), Tullio Viligiardi (Capretto) e Amedeo Barbieri.

 

Camminavano in fila indiana, in sintonia
Ignari della morte già in agguato
forse traditi da un’infame spia
che questo piano aveva preparato
Giovani eroi affamati, con tanta energia
In un attimo ogni ideale fu troncato
uno solo sopravvisse alla carneficina
rotolandosi ferito giù per la china   (Renato Pieri)

 

 

Partigiani a monte Morello
Partigiani sul monte Morello-Foto tratta dalla pagina Facebook Sesto com’era

Daniele Niccoli

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