20 gennaio 1320 – L’ultima lezione di Dante

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Dante
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

20 gennaio 1320 – L’ultima lezione di Dante

 

In seguito alle sentenze che lo condannarono prima a due anni di esilio e al pagamento di una multa e poi al rogo, Dante fu costretto a trovar riparo presso le Corti dell’Italia settentrionale che gli offrirono ospitalità. Tra le prime ad interessarsi della sorte del poeta fu quella di Verona all’epoca guidata da Bartolomeo della Scala.

 

Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ‘n su la scala porta il santo uccello;
ch’in te avrà sí benigno riguardo
strong>che del fare e del chieder, tra voi due,
fia primo quel che, tra li altri, è più tardo   (Dante Alighieri)

 

Da una cattiva interpretazione di una sua terzina scritta forse proprio a Verona, Luigi Da Porto prese spunto per scrivere la novella di Romeo e Giulietta. Storia che poi sarebbe diventata immortale grazie a William Shakespeare.

 

Vieni a veder Montecchi e Cappelletti

Monaldi e Filippeschi, uom senza cura
color già tristi, e questi con sospetti (Dante Alighieri)

 

Con quei versi Dante voleva convincere l’imperatore Alberto a scendere in Italia per portare ordine nell’Italia dei Comuni. Fu una delle sue tante speranze che andarono deluse. Le famiglie furono citate come esempio della confusione che regnava in Italia, ma a differenza dei Monaldi e dei Filippeschi che, in effetti, erano famiglie rispettivamente guelfe e ghibelline di Orvieto e come tali in lotta fra di loro, i Montecchi e i Cappelletti (o Capuleti) non furono mai in lotta fra di loro essendo i primi ghibellini di Verona sconfitti dai San Bonifacio e i secondi guelfi di Cremona sconfitti dai Pelavicini.

Dopo un lungo peregrinare, Dante fu di nuovo a Verona dal 1312 al 1318 durante la signoria di Cangrande della Scala. In quei sei anni lavorò alla stesura della Comedia. Probabilmente fu qui che compose la maggior parte del Paradiso. L’ultima apparizione pubblica nella città scaligera risale al 20 gennaio 1320 per la dissertazione riguardante la  Quaestio de aqua et terra che fu discussa dal Sommo Poeta nella chiesa di Sant’Elena. E’ possibile che con quella lezione volesse conquistare l’ammissione all’insegnamento nello Studio, ma gli fu preferito il maestro di logica Artemisio. Fu l’ultima sconfitta prima della morte per malaria sopraggiunta a Ravenna il 14 settembre 1321.

Daniele Niccoli

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