Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia
Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)
Sesto giorno per giorno
24 ottobre 1909 – Rimboschimento di Monte Morello
Secondo Giovanni Targioni Tozzetti, famoso naturalista fiorentino del Settecento, i notabili della Repubblica fiorentina del XIII secolo decisero di eliminare il manto arboreo di monte Morello per permettere al vento di tramontana di bonificare l’aria cittadina. I medici dell’epoca erano convinti che il ristagno dell’aria fosse la causa delle frequenti epidemie che decimavano la popolazione. Le ragioni del disboscamento sono però da ricercare anche negli interessi delle ricche famiglie fiorentine che miravano alla vendita di ingenti quantità di legname e allo sfruttamento agricolo del territorio di Morello. Con gli alberi del nostro monte si realizzarono le travature degli Uffizi e delle chiese di Santa Croce e del Carmine.
Il poeta sestese di fine Novecento, Renato Pieri, spiegò in rima quegli antichi provvedimenti:
Questo scenario genuino e bello
che di Sesto delimita i confini
visibile dal Chianti e dal Mugello
sentinella che guarda gli Appennini;
spogliato un tempo fu del suo mantello
per costruire Firenze e i suoi domini
ogni casa, ogni chiesa, ogni castello
hanno un pezzo di te, Monte Morello
Il provvedimento della Repubblica fiorentina non ottenne i risultati sperati dal punto di vista sanitario e, anzi, provocò un dissesto idrogeologico le cui conseguenze sono state pagate fino al secolo scorso. L’assenza di alberi e il proliferare di terreni coltivati aumentò, infatti, l’incidenza e la pericolosità delle alluvioni.
el disboscare e poi coltivare, hanno fatto diventare più superbo e dannoso l’arno, perché le piogge nei monti, quando trovano il terreno lavorato e smosso portano via di molta terra,dimaniera che l’Arno per tal conto ingrossa e più non soleva e l’acqua sua ha più corpo e violentia a ferire. per il che si vede al presente danni grandissimi che prima non si vedevano tanti a un pezzo (scritto anonimo nel Codice Magliabechiano)
Ferdinando I de’ Medici fu il primo a cercare di porre rimedio al disastro, ma i suoi furono solo timidi tentativi peraltro inutili come quelli messi in atto anche dai suoi successori. D’altra parte per nessuno dei granduchi di Toscana, Medici o Lorena che fossero, il problema della piantumazione degli alberi su monte Morello era prioritario. Nel 1881, finalmente, un esponente del CAI di Firenze ripropose la questione del rimboschimento all’attenzione dell’assemblea dei soci, ma i tempi non erano evidentemente maturi visto che si dovette aspettare fino al 1895 affinché il Comizio Agrario iniziasse a prendere in esame l’argomento. Il Piano per la riforestazione di monte Morello, firmato da Luigi Piccioli, dell’Ispettorato Forestale di Firenze, risale al 12 marzo 1903. Per l’inizio dei lavori, a causa di una lunga e difficile fase legata alla cessione dei terreni, si dovette aspettare il 24 ottobre 1909. La prima zona interessata dai lavori fu quella sopra Cercina.
Questa importante opera pubblica fu presa a cuore dall’onorevole socialista Giuseppe Pescetti che il 19 giugno 1912 pronunciò alla Camera dei Deputati un discorso (pro Sylvis) a suo sostegno. Lo stesso Pescetti rinverdì, con il suo impegno e la sua prestigiosa presenza, la Festa degli Alberi celebrata per la prima volta il 16 novembre 1899 da Guido Baccelli presso la Torre di Baracca. E’ proprio per l’impegno profuso per quella vicenda che accanto al Palazzo Comunale di Sesto Fiorentino vigila la statua dello stesso Giuseppe Pescetti che, con aria ammonitrice, punta il dito verso il nostro monte
Quando tutti gli anni, al principio della piantata e della semina autunnale, porto centinaia di giovani colle fanfare a salutare l’opera del rimboschimento sopra i monti che circondano Firenze, e sul suo denudato monte Morello, è tutta una iniziazione che cerco a rinnovata e promettente coscienza forestale. Ed i giovanotti guardano, apprendono, si affezionano ad un lavoro che non deve essere la vana cerimonia della piantata fanciullesca, senza recinti di protezione e senza resultato; ma inizio di grande e duratura impresa per la quale occorrono vigore fisico, matura esperienza, concetto organico di difesa.
Tra il 1909 e il 1915 furono rimboscati 230 ettari. I lavori ripresero dopo la Prima Guerra Mondiale e continuarono fino al 1940. Gli alberi sono poi cresciuti fino a restituire al monte il suo presunto antico aspetto. Questo almeno ci fa pensare il toponimo di origine longobarda Gualdo (Wald), che significa Foresta.
Daniele Niccoli
Bello !
Tutte queste cose non le sapevo, e bellissime quelle fotografie d’ epoca che spero non siano le sole
e se altre che possono esser pubblicate, in modo che tutti ne possono usufruire.
Complimenti !
Solo una curiosità, da dove deriva e perchè il nome torre di Baracca ?
Mi farebbe molto piacere saperlo.
Buongiorno. Grazie per i complimenti. Per quanto riguarda le foto, come avrà visto sulla didascalia sono per lo più tratte dalla pagina web “Sesto com’era foto ed altro” cui ho chiesto il permesso per la pubblicazione. E’ probabile che sulla pagina ce ne siano anche altre. Nei due libri che ho scritto “Sesto- Una bella Storia” e “Sesto Fiorentino. I giorni della nostra storia”, sono presenti altre foto d’epoca, ma non ricordo ce ne siano altre che riguardano in modo specifico Monte Morello. Dopo Pasqua pubblicheremo su tuttosesto.net un reportage su Morello e il suo stato di salute. Ci segua. Sulla torre di Baracca provo ad informarmi. Se trovo qualcosa le farò sapere. Grazie di nuovo. Daniele Niccoli
Secondo l’architetto Mannini esiste fin dal XIII secolo. Poco più di due secoli dopo sarebbe stata di proprietà di un ramo della ricca famiglia fiorentina degli Strozzi.Probabilmente era messa a salvaguardia di una vecchia mulattiera che conduceva fino a Bologna.La parte più alta dell’edificio è caduta a causa di un fulmine.