Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
26 settembre 1408 – Atto di vendita della villa di Dante
Grazie al colpo di mano di Carlo di Valois del novembre 1301 i guelfi neri si sbarazzarono definitivamente degli avversari politici. A quei tempi non si andava troppo per il sottile e così chi riuscì a sottrarsi al filo di una lama o alla corda di una forca, fu destinato all’esilio. Dante Alighieri, uno dei principali esponenti del partito dei bianchi, al momento dell’intervento di Carlo di Valois e di Cante Gabrielli, che fu imposto come podestà, si trovava in ambasceria presso papa Bonifacio VIII e non ebbe nessuna possibilità di sottrarsi al destino. Fu processato per due volte in contumacia e, alla fine, condannato all’esilio perpetuo e alla confisca di tutti i beni.
E la Divina Commedia, sempre più commedia
al punto che ancora oggi io non so se Dante era
un uomo libero, un fallito o un servo di partito (Antonello Venditti)
La pena fu estesa anche ai suoi eredi che rientrarono in completo possesso dei loro beni soltanto nel 1342. Nel frattempo, però, per sanare un debito con uno zio avevano dovuto provvedere alla vendita di una villa posta in località Camerata e individuabile nell’attuale villa il Garofalo.
Il fatto è noto grazie ad atto di vendita del 26 settembre 1408 in cui gli esecutori testamentari di Bonifazio del fu Ormanno Cortigiani, per pagare i debiti, procedettero alla vendita per 120 fiorini d’oro di una torre diroccata e di una parte del podere di Dante Alighieri.
Nel breve periodo di Firenze capitale si svolsero le solenni celebrazioni del seicentesimo anniversario della nascita di Dante che videro non solo l’inaugurazione del monumento posto in Santa Croce, ma anche l’apposizione di una targa sulla vecchia proprietà degli Alighieri sul colle di Camerata. Pare si trattasse di un luogo di villeggiatura per il Sommo Poeta e il destino volle che i primi acquirenti, dopo il suo esilio, fossero Giovanni e Accerrito di Manetto Portinari, ciè due importanti esponenti della famiglia che aveva dato i natali alla sua musa ispiratrice. Se la vita di Dante e Beatrice fosse stata raccontata in un romanzo forse avrebbe avuto un finale romantico con lieto fine proprio in questa villa affacciata su Firenze. In fondo però Dante vide in Beatrice non tanto una donna in carne e ossa, quanto l’esemplificazione dell’Amore (con la A maiuscola) necessario alla sua salvezza spirituale. Sarà forse per questo che alla fine Beatrice il Dante non se lo “filò” per niente:
L’è una cosa che un’ si rimedia
creda a me non si va più avanti
tutto il giorno mi fa la Commedia
poi la notte la passa sui Canti (Riccardo Marasco)
Daniele Niccoli
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