8 novembre 1919 – La Lega Proletaria nasce fra i colpi di moschetto

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Bandiere rosse
Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia

Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno 

8 novembre 1919 – La Lega Proletaria nasce fra i colpi di moschetto

Nel 1919, a un anno dalla fine delle Grande Guerra, anche a Sesto Fiorentino, sull’onda del mito della vittoria mutilata, iniziarono a circolare le idee nazionaliste grazie soprattutto ad associazioni di ex combattenti, ammantate di idee reazionarie, che finirono ben presto per abbracciare la causa fascista. A Sesto l’elemento trainante di questa componente politica fu il capitano Vannini, duramente contestato dai socialisti durante una conferenza al teatro Niccolini. Erano i tempi in cui l’Italia abbandonava il tavolo dei negoziati di Parigi e i poli della politica italiana si stavano sempre più divaricando. A Sesto la tradizione socialista era ben radicata ma inevitabilmente il distacco dalle altre forze politiche s’inaspriva sempre più e le tensioni aumentavano a dismisura. Fu così che i colpi di moschetto tornarono a risuonare per le vie di Sesto a più di vent’anni di distanza dai moti del pane del 5 maggio 1898. L’occasione fu l’atto costitutivo della Lega Proletaria che prevedeva un corteo per le strade della città e l’inaugurazione della bandiera del movimento. Da Firenze e Signa giunsero alcuni gruppi di anarchici ma forse non sarebbe successo niente se il delegato di Pubblica Sicurezza, tale Ragni, non avesse dato l’ordine di sequestro della bandiera nera degli anarchici. Fu la scintilla che trascinò più di duemila persone in una rissa colossale da cui furono proprio le forze dell’ordine a uscire malconce. I militari, costretti alla fuga, furono accerchiati dai dimostranti che s’impossessarono anche di qualche moschetto. Le cronache dell’epoca parlano anche di rivoltelle. Alla fine oltre a dodici carabinieri rimase ferito anche l’onorevole Giuseppe Pescetti che tentava di riportare la calma. Ecco come descrive la giornata il Corriere della Sera del 9 novembre 1919.

 

Un conflitto è avvenuto a Sesto Fiorentino dove era indetta una cerimonia per la consegna di una bandiera nera, offerta da un comitato di donne alla Lega proletaria dei mutilati di guerra. Si è formato un corteo il quale si doveva recare alla Casa del Popolo. Giunto in via Roma, il corteo si è imbattuto in un forte nucleo di agenti e carabinieri alla cui testa era un delegato di P.S.. Quest’ultimo ha dato ordine che venisse sequestrata la bandiera.

Ma il funzionario, gli agenti e i carabinieri sono stati sopraffatti e si sono dovuti rifugiare in un giardino. I dimostranti, in massa, hanno scavalcato il muro di questo e, penetrati nel ricinto, hanno fatto uso delle rivoltelle, ferendo dodici carabinieri. Il conflitto è stato impressionante. Anche cinque borghesi sono stati feriti da colpi di moschetto sparati dai militi. Il funzionario è rimasto contuso alle spalle.

Intervenuto l’on. Pescetti, i dimostranti si sono allontanati e in corteo si sono recati alla Casa del Popolo per l’inaugurazione della bandiera.

Il consiglio generale delle leghe operaie di Sesto Fiorentino, riunitosi d’urgenza alla Camera del Lavoro, ha proclamato lo sciopero generale. La Camera del Lavoro di Firenze non ha preso nessuna deliberazione: quindi tutto fa ritenere che nella nostra città lo sciopero sia per ora scongiurato.

Daniele Niccoli

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