Pochi giorni fa la sestese Daniela Pancani, ormai ex esponente del gruppo Lega Sesto Fiorentino, ha rassegnato le dimissioni da qualsiasi ruolo nel Carroccio. Alla base dello strappo le elezioni regionali in programma il 20 e 21 settembre. Il suo nome per la carica di candidato consigliere “è stato depennato senza nessuna giustificazione e motivazione“.
Le critiche e gli attacchi nei suoi confronti, specialmente sui social network, non sono tardati ad arrivare, sia per quanto riguarda il lato politico, che quello personale.
Dopo qualche giorno di riflessione, Daniela Pancani ha deciso di inviare in esclusiva a tuttosesto.net un messaggio nel quale si racconta a 360 gradi. “Cosa accomuna l’uomo con ciò che fa? La sua storia. Per me è importante raccontare chi sono”, ci dice.
“Nasco da padre Italiano e da madre greca. Mia nonna, vedova di guerra, arriva in Italia con una nave nel 46′ con mia madre di un anno di vita, avvolta in una coperta.
Sbarcano a Brindisi e vivono un mese in un campo profughi, poi vengono trasferiti a Bologna in un altro campo profughi per un mese. Da lì il trasferimento definitivo a Firenze al campo profughi in Via della Scala. Mia madre cresce nel campo profughi fino a 14 anni. Nessuna stanza per loro, se non divisori tra una famiglia e l’altra fatta di coperte. File per mangiare, per lavarsi e privazioni profonde ai limiti della sopravvivenza. Vivono con dignità e rispettano le regole del Paese ospitante, senza tante pretese. Dopo 14 anni di vita nel campo, viene concesso loro un alloggio ERP a Firenze destinato anche agli esuli Istriani.
Io nasco secondogenita e cresco in Via Niccolò da Tolentino. Mia madre aveva conosciuto mio padre Italiano. Lui lavora in fabbrica alla FIAT, lei in una fabbrica di occhiali. Entrambi con sacrifici formano una famiglia unita e nel corso degli anni, a causa della crisi economica, mio padre è in cassa integrazione. Sono momenti pesanti in famiglia, ma non mi è stato fatto mancare niente. Entrambi poi decidono di mettere la divisa. Mio padre diventa una Guardia Giurata e mia madre Agente di Pubblica Sicurezza. In casa le armi sono oggetti presenti e diventano dei simboli, non senza proiezioni, anche nella mia crescita.
Cresco con il concetto della sicurezza, della tutela della persona, del rispetto della dignità e della meritocrazia come elemento fondante la crescita personale dell’uomo.
La casa è dignitosa ma piccola, viviamo in 5 in 50 mq. La mia camera è condivisa con mia sorella e mia nonna. La sensibilità sugli spazi mi condizionerà per tutta la vita anche con elementi di natura claustrofobica.
Il mito della divisa condiziona la mia crescita e il mio sviluppo e si incanala in ambito sociale e sanitario. Divento infermiere per poi specializzarmi come Mediatore Familiare, Criminologo e Psicoterapeuta Individuale e di Gruppo. Ho sempre cercato di aiutare la persona a superare le sue fragilità, le sue paure, i suoi elementi di aggressività, i suoi condizionamenti passati perché ne ho avuto esperienza diretta e ho deciso di mettere al servizio degli altri tutto questo.
Mi sposo e faccio un figlio, attualmente adolescente. Mi separo con il padre di mio figlio quando quest’ ultimo aveva 5 anni, ma manteniamo un buon rapporto di rispetto e di cooperazione. Il concetto di famiglia inevitabilmente si trasforma, diventa monoparentale e si allargano anche le concezioni per così dire “stereotipate” della stessa.
Decido di entrare in politica, forse anche inconsciamente per differenziarmi dalla mia famiglia di connotazione profondamente di sinistra. Il mio processo in questo ambito è complesso, ma ad oggi sento di aver compreso in profondità il mio percorso e quali sono i valori profondi in cui credo.
Intendo occuparmi prevalentemente di sviluppo sanitario, di tutela della persona e delle fragilità sia fisiche, psichiche e sociali.
Lo racconto perché è così che la cittadinanza vorrei che mi conoscesse. Purtroppo non ho potuto mai raccontare la mia storia, in parte perché forse non interessava e in parte perché anche io non ero pronta a farlo.
Adesso sì. Per chi vorrà conoscere più in profondità che dietro i simboli ci sono sempre le persone“.
Daniela, Con una storia di vita come la tua e, un progetto politico basato sul sociale, non potevi avere grandi spazi in quel partito politico. Prenditi una pausa e, se vuoi portare avanti il tuo progetto, cerca fra altri partiti più sensibili a questi temi. Un abbraccio