10 maggio 1459 – La sepoltura di Sant’Antonino Pierozzi

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Antonino Pierozzi
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

 

10 maggio 1459 – La sepoltura di Sant’Antonino Pierozzi

In via dello Studio, 25 è ancor’oggi visibile una torre duecentesca che è stata la casa natale di uno dei più illustri cittadini fiorentini, sant’Antonio Pierozzi, priore di San Marco e Vescovo di Firenze ai tempi di Cosimo il Vecchio. Detto Antonino per la sua gracile corporatura, il vescovo fu molto amato dai fiorentini e sul suo conto si narrano molte storie, forse ingigantite dal passa parola, ma esemplificative circa la grandezza del personaggio.

Una di queste vede protagonisti Dante Pitti e la moglie Marietta. I due erano sposati da molti anni, ma non avevano figli per cui, preoccupati e dispiaciuti, si rivolsero al prelato. Furono costretti a tornare più volte, ma alla fine la buona notizia arrivò: Marietta era incinta e di lì a qualche mese avrebbe partorito il figlio Guido. I due sposi condivisero la gioia con tutta la cittadinanza a cui vollero far sapere che

Sant’Antonio aveva fatto la grazia!

Passati pochi mesi Marietta rimase di nuovo incinta. Questa volta di una bambina. Ancora un’altra grazia. In rapida successione Dante e Marietta ebbero un terzo, un quarto, un quinto e un sesto figlio. A quel punto, perplessi per quella che iniziava a diventare un’eccessiva generosità, i coniugi Pitti, come a voler fermare i loro benefattore avrebbero dato vita al famoso detto:

Troppa grazia, Sant’Antonio

Antonino Pierozzi, fu un protagonista del suo tempo ben al di là delle leggende tramandate. Come priore di San Marco vigilò sui lavori di Michelozzo per il rinnovo del convento e della chiesa, controllò l’attività del Beato Angelico e accettò il lascito della biblioteca di Niccolò Niccoli.

Da arcivescovo della Curia, nonostante i buoni rapporti con Cosimo il Vecchio, si scontrò con la consorteria medicea a proposito del voto palese, proposto dal Gonfaloniere Luca Pitti ma funzionale soprattutto alla famiglia originaria del Mugello. Al momento della sua morte, sopraggiunta il 10 maggio 1459 Antonino fu sepolto in San Marco.

Nel 1589 le sue spoglie furono trasferite nella cappella Salviati appena terminata dal Gianbologna. Intanto nel 1523 papa Adriano VI aveva deciso per la canonizzazione di Antonino che in seguito fu proclamato, con San Zanobi, compatrono della Diocesi. Ogni anno il 10 maggio Firenze e i domenicani di San Marco festeggiano il loro santo. Le celebrazioni prevedono che gli uomini più meritevoli del Quartiere di Santa Maria Novella prestino solenne giuramento alle bandiere di parte Rossa che identificano il quartiere stesso. La cerimonia si tiene tradizionalmente nella cappella delle Purità della stessa Chiesa di Santa Maria Novella.

Daniele Niccoli

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