22 novembre 1485 – L’arbitrato dei Medici

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Lorenzo il Magnifico
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

22 novembre 1485 – L’arbitrato dei Medici

Le famiglie patrizie fiorentine del Rinascimento, in termini di successione, facevano valere il diritto di primogenitura, un istituto ereditato dalle famiglie feudatarie del medioevo che prevedeva il passaggio del patrimonio familiare al più vecchio dei figli maschi. Si trattava di una regola che aveva lo scopo di assicurare l’integrità del patrimonio stesso cui non si sottrasse neanche la famiglia Medici.

Considerando capostipite Giovanni di Bicci, la famiglia si divise immediatamente in due rami, quello di Cosimo il Vecchio e quello cadetto di Lorenzo il Vecchio. I due rampolli erano molto legati, tanto che Lorenzo seguì il fratello in tutti i suoi spostamenti sia ai tempi della pestilenza sia durante l’esilio. Eppure certe differenze cominciarono proprio allora a palesarsi. La carriera politica, per esempio, fu esclusivo appannaggio di Cosimo che per altro, come a voler segnare un certo distacco, costruì un nuovo palazzo in via Larga esclusivamente per la sua famiglia.

Le cose iniziarono a deteriorarsi con la seconda generazione. Il figlio di Lorenzo, Pierfrancesco, addirittura partecipò alla congiura di Luca Pitti contro il cugino Piero il Gotttoso. La questione si ricompose rapidamente. Pierfrancesco ritornò al suo ruolo al Banco di famiglia e addirittura indicò Lorenzo il Magnifico tutore dei suoi figli. Pur occupandosi della loro educazione, il Magnifico certamente abusò della sua posizione, e, quando il banco si trovò a dover fronteggiare una brutta crisi finanziaria, si rifiutò di restituire la parte di patrimonio spettante ai biscugini Lorenzo e Giovanni. La situazione si fece così grave da dover ricorrere a un arbitrato legale, ma la sentenza del 22 novembre 1485, non rese soddisfatta nessuna delle parti in causa.

Nel tentativo ricomporre la controversia, il Magnifico riuscì a combinare il matrimonio fra Luisa, una delle sue figlie, con Giovanni ma le nozze non furono celebrate a causa della morte precoce della giovane. L’ostilità fra i due rami della famiglia si placò solo in apparenza e si riaccese immediatamente alla morte del Magnifico. Lorenzo e Giovanni furono fra i principali oppositori di Piero il Fatuo e, anzi, per il loro ruolo di leader dell’opposizione, furono dal quel momento definiti Popolani.

Con la cacciata di Piero e l’istituzione della Repubblica, Giovanni assunse il ruolo di ambasciatore a Forlì. Qui conobbe Caterina Sforza che sposò nel 1498. Dalla loro unione, nacque Ludovico che, a causa della prematura scomparsa del padre fu ribattezzato come Giovanni. Singolarmente qualche anno più tardi proprio grazie a Giovanni, diventato famoso condottiero, e Maria Salviati, nipote del Magnifico, i due rami della famiglia si ricomposero. Dalla loro unione nacque Cosimo che diede origine al ramo granducale della famiglia.

DANIELE NICCOLI

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