11 giugno 1289 – Battaglia di Campaldino

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Dante
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

11 giugno 1289 – Battaglia di Campaldino

A nemmeno trent’anni di distanza dalla battaglia di Montaperti, guelfi e ghibellini toscani si trovarono di nuovo di fronte su un campo di battaglia. Questa volta lo scontro si tenne nella piana di Campaldino in Casentino. La guerra tra fazioni cittadine nel frattempo si era trasformata in una guerra per la supremazia in Toscana.

Le truppe ghibelline erano costituite soprattutto da aretini, ed erano guidate dal vescovo Guglielmino degli Ubertini. I Guelfi, soprattutto fiorentini, erano invece guidati da Amerigo di Narbona. Nelle fila fiorentine erano presenti personaggi che avrebbero avuto un ruolo importante nella storia fiorentina successiva: Vieri de’ Cerchi, Corso Donati e Dante Alighieri.

La battaglia si decise, a favore dei fiorentini, proprio grazie all’intervento, autonomo e indisciplinato, di Corso Donati che comandava le truppe di riserva che avrebbero dovuto coprire un’eventuale ritirata e che invece attaccarono il fianco destro delle truppe ghibelline riuscendo a separare i cavalieri dai fanti.

Guido Novello, che aveva lo stesso compito di riserva nelle truppe ghibelline, non pensò di imitarlo, ma considerò la battaglia persa e si ritirò al Castello di Poppi. A quel punto la battaglia era decisa. I ghibellini, circondati e sbandati cercarono di fuggire e furono inseguiti con ferocia dai guelfi fiorentini fino allo scoppio di un violento temporale che mise fine alla battaglia. Alcuni combattenti ghibellini non furono più ritrovati. E’ il caso di Bonconte di Montefeltro che è ricordato da Dante nel V Canto del Purgatorio:

Io fui di Montefeltro, io son Bonconte;
Giovanna o altri non ha di me cura;
perché io vo tra costor con bassa fronte   (Dante Alighieri)

Molti ghibellini furono fatti prigionieri e portati nelle carceri fiorentine. Alcuni di questi ne uscirono solo morti e, dato che nessuno reclamava i loro corpi, furono sepolti in una fossa comune all’altezza dell’attuale via di Ripoli. Oggi questa località è ricordata come Canto degli aretini ma gli antichi fiorentini preferivano chiamarla il Cantone piscio e merda. E’ una piccola enclave aretina nel comune di Firenze che dal 1921 vede la presenza di una colonna con una lapide che riporta le parole commemorative di Isidoro del Lungo.

In memoria della vittoria di Campaldino, avvenuta il giorno di San Barnaba, nel 1322 i fiorentini costruirono in via Panicale una chiesa in onore del Santo.

Mi trovai non fanciullo nelle armi
e dove ebbi temenza molta,
e nella fine grandissima allegrezza
per li vari casi di questa battaglia   (Dante Alighieri)
Daniele Niccoli

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