14 gennaio 1583 – Il Ratto delle Sabine sotto la loggia dei Lanzi

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Ratto delle Sabine
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI

14 gennaio 1583 – Il Ratto delle Sabine sotto la loggia dei Lanzi

Jean de Boulogne era nato nelle Fiandre nel 1529, ma capì ben presto che per sviluppare l’arte della scultura avrebbe dovuto confrontarsi con gli artisti italiani. Il suo modello non poteva essere che Michelangelo. Con lo scopo di conoscerlo nel 1550 si recò a Roma dove si rese conto che il grande maestro poteva rappresentare un modello con cui confrontarsi ma non da imitare in maniera passiva. A parte un breve periodo a passato a Bologna per la realizzazione del Nettuno di Piazza Maggiore, la vita artistica del scultore fiammingo si dipanò fondamentalmente a Firenze dove, grazie all’amicizia con il nobile Bernardo Vecchietti, riuscì ad introdursi nella corte medicea. Si integrò così bene nella vita fiorentina da essere costretto a italianizzare il suo nome in Giambologna.

 

Inizialmente a causa della concorrenza di Baccio Bandinelli, Bartolomeo Ammannati e Benvenuto Cellini, dovette accontentarsi di commissioni di secondo piano, ma pian piano si guadagnò la fiducia del nuovo granduca Francesco I per il quale terminò alcune fontane lasciate incompiute dal Tribolo, la Piccola Venere nella grotta del Buontalenti e l’enorme Appennino per il parco della villa di Pratolino. L’opera più famosa rimane però il Ratto delle Sabine che fu posto sotto la Loggia della Signoria il 14 gennaio 1583

là dove il romano
fa becco il sabino
gli soffia la moglie
e lo lascia lì chino   (Riccardo Marasco)

La scultura comprende tre figure che si avvolgono a spirale: un giovane che solleva, sopra la sua testa, una ragazza mentre un vecchio, fra le sue gambe, si dispera. La statua per questo motivo è conosciuta anche come Le tre età dell’uomo. Le figure derivano da un unico blocco di marmo e il loro movimento a spirale invita a osservare l’opera da tutte le angolazioni. Pare che il modello per il giovane romano sia stato il Marchese Bartolomeo di Leonardo Ginori Lisci che si dice fosse bellissimo e alto più di due metri.

Negli ultimi anni della sua carriera lo scultore fu impegnato nella realizzazione di statue equestri. Completò quella di Cosimo I in Piazza della Signoria, ma riuscì soltanto a iniziare quella di Ferdinando I in piazza Santissima Annunziata. Fu l’allievo Pietro Tacca a completarla.

là dove Cosimo
monta a cavallo
a icché tutt’attacchi
a i’lilli di’ lallo   (Riccardo Marasco)

Daniele Niccoli

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