17 luglio 1944 – Il sacrificio di Bruno Fanciullacci

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Firenze 365

Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

17 luglio 1944 – Il sacrificio di Bruno Fanciullacci

Subito dopo l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio, il Partito Comunista iniziò a organizzare la lotta armata contro tedeschi e i repubblichini di Salò. Molti salirono in montagna, ma altri preferirono rimanere in città andando a formare i GAP, gruppi d’azione patriottica, che avevano compiti di sabotaggio e di guerriglia cittadina. Fra i gappisti fiorentini, Bruno Fanciullacci, fu una delle figure più coraggiose e discusse.

Partecipò a numerose azioni, ma di lui si ricorda soprattutto l’azione che portò all’uccisione del filosofo Giovanni Gentile il 15 aprile 1944 al Salviatino. Insieme ad Antonio Ignesti si finse studente e sorprese il filosofo che si apprestava a dar loro ascolto.

L’episodio provocò polemiche nel fronte antifascista. Rivendicato dal Partito Comunista, fu invece condannato dal CLN toscano. Giovanni Gentile aveva apertamente appoggiato il richiamo alla leva in difesa della Repubblica Sociale Italiana e per questo era stato considerato corresponsabile dell’assassinio di cinque giovani renitenti che il 22 marzo erano stati fucilati allo stadio sotto la torre di Maratona. Per loro era stata sollevata la richiesta di clemenza anche dal Cardinale Elia Dalla Costa, ma era stato tutto inutile. I fascisti avevano bisogno di impartire una lezione che fosse dimostrativa e così procedettero all’esecuzione davanti ad un gruppo di reclute e di altri giovani in attesa di processo. Tre di questi ragazzi, Guido Targetti, Attilio Raddi e Adriano Santoni, trovarono la morte con la prima raffica, mentre Ottorino Quiti e Leandro Corona dovettero ricevere il colpo di grazia da parte del comandante del plotone di esecuzione. Quiti sopravvisse anche a questo secondo colpo e fu solo l’intervento di Mario Carità a porre fine alla sua vita.

Fanciullacci probabilmente fu il protagonista anche dell’attentato a Bruno Landi, un fascista fiorentino noto anche come il Pollastra. L’episodio gli valse l’arresto e le sevizie a Villa Triste sulla via Bolognese. Dopo aver ricevuto numerose pugnalate in varie parti del corpo, fu ricoverato a Santa Maria Nuova da dove fu liberato da un altro gruppo di gappisti.

Appena superata la convalescenza, partecipò alla liberazione di 17 detenute politiche dal carcere di Santa Verdiana. L’operazione suscitò una dura reazione da parte dei tedeschi e dei fascisti che grazie a una delazione, arrestarono di nuovo Fanciullacci.

Nuovamente condotto a Villa Triste, durante una pausa dell’interrogatorio preferì gettarsi dalla finestra piuttosto che rivelare i nomi dei suoi compagni. Morì tre giorni dopo, il 17 luglio 1944.

Non più Villa Triste, se in queste mura spiriti innocenti e fraterni, armati sol di coscienza, in faccia a spie e torturatori carnefici, vollero, per riscattare vergogna, per restituire dignità, per non rivelare il compagno, languire, soffrire, morire per non tradire (Piero Calamandrei)

DANIELE NICCOLI
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